Continuiamo nell’esame di alcune delle problematiche principali che possono verificarsi a bordo di un’imbarcazione. Conoscere il problema significa anche poterlo risolvere…
• di Luciano Pau
La volta scorsa ci siamo dedicati ad un check up generale all’imbarcazione prima del varo, una serie di controlli principalmente a bordo per capire e valutare eventuali problematiche verificatesi durante l’inverno che, se non sistemate, potrebbero pregiudicare la navigazione ed anche mettere in pericolo l’equipaggio. Ora passiamo ad un controllo esterno, in particolare da sotto l’imbarcazione. Partiamo dal presupposto quindi che la barca o il gommone siano ancora a terra, sull’invaso o sul carrello e dedichiamoci a quella superficie ed a quei componenti che normalmente sono immersi e poco visibili anche indossando una maschera da sub.
Carena
E’ sicuramente una delle prime parti da controllare. Partiamo dal presupposto che la carena sia stata debitamente lavata dopo le operazioni di alaggio e che la nuova antivegetativa non sia ancora stata applicata. Con la carena pulita sarà abbastanza facile fare un esame visivo della stessa, ponendo particolare attenzione anche a quelle che sembrano piccole crepe ma che in realtà potrebbero celare danni ben più seri. Se ne trovate, il miglior sistema per verificarne l’entità è quella di munirsi di una lama sottile o di un taglierino e presentarla sulla venatura. Se la lama affonda nella fessura significa che il danno è profondo, e va oltre lo strato del gelcoat. In questo caso è d’obbligo intervenire tappando, sigillando e ricoprendo con nuovo gelcoat il danno, al fine di avere la certezza di non imbarcare acqua. Se invece la lama non affonda, quasi sicuramente si tratta di un danno puramente estetico che interessa esteriormente il gelcoat. Anche in questo caso si può intervenire, ma con minor patema d’animo e con fini puramente estetici. Inutile allarmarsi oltre il dovuto, ricordate che la vetroresina si ripara facilmente e quindi, identificato il problema lo si risolve senza che dopo si veda nulla.
Trasduttore, ombrinali e sfiati
Mentre ci troviamo sotto l’imbarcazione approfittiamone per dare una controllata anche agli ombrinali ed ai trasduttori, sia passanti che esterni. Entrambi vengono fissati alla vetroresina attraverso dei fori (più o meno piccoli a seconda che si tratti di passante o esterno allo specchio), ma entrambi sono possibili cause di acqua a bordo se non vengono correttamente isolate le vie di accesso. Controlliamo quindi subito il silicone applicato in fase d’installazione dell’apparato. Se questo risulterà mancante anche solo in alcuni punti sarà bene asportare del tutto quello vecchio, pulire l’area circostante con del solvente apposito, far asciugare e poi applicare del nuovo silicone o sigillante, facendo attenzione a lasciarlo asciugare per bene prima di varare lo scafo. Controllate anche attentamente i vari sistemi di fissaggio del trasduttore alla carena (o esternamente o internamente). Ricordate che ogni foro equivale ad una via d’ingresso ed anche solo l’allentamento di una vite, di un bullone, possono causare infiltrazioni a bordo oltre che far perdere all’eco affidabilità o addirittura correre il rischio di perdere il trasduttore durante la navigazione. Un consiglio? Non lesinate sulla sostituzione del silicone vecchio anche se apparentemente sembra tutto a posto. Pochi minuti di lavoro in più, ed una spesa minima, garantiranno una maggior longevità all’insieme. Mentre ci siamo controlliamo anche lo stato di usura dei fili che alimentano e collegano il trasduttore con lo schermo in console. E passiamo agli ombrinali, sfiati e via discorrendo, ossia le vie che permettono l’evacuazione dell’acqua o vapori dall’imbarcazione verso l’esterno. Che si tratti di acque reflue provenienti dal calpestio, oppure scarichi vari o sfiati, anch’essi essendo passanti attraverso la struttura in vetroresina possono risultare rischiosi. Controlliamo anche in questo caso lo stato del silicone e nel dubbio sostituiamolo, così come il corretto serraggio di questi piccoli componenti. A volte però il problema di possibili ingressi d’acqua potrebbe dipendere non dall’esterno ma dall’interno dello scafo, magari causato dall’allentamento delle fascette che fissano i tubi agli ombrinali o agli scarichi. Le fascette possono allentarsi e le tubazioni bucarsi o rovinarsi con il tempo. Anche in questo caso, capito il problema, si passa alla sua soluzione.
WC
Il WC a bordo è un accessorio la cui presenza è spesso oggetto di controversie. C’è chi lo vuole a tutti i costi e poi magari non lo usa, e chi non lo vuole perché sapendo a priori di non usarlo vuole evitare che procuri danni. Come? Beh, a parte quello chimico che non ha imbarchi di acqua di mare, quello marino (elettrico o manuale che sia) invece si. Pertanto le saracinesche che regolano i flussi diventano elementi essenziali per una perfetta tenuta ermetica. Anche in questo caso vige il principio secondo cui “ciò che attraversa un corpo solido (la carena in questo caso) può diventare una via d’accesso d’acqua”. Pertanto vanno controllate con dovizia e, oltre alla verifica dello stato d’usura o sostituzione del silicone, vanno ispezionati tutti i componenti che permettono l’accesso a bordo dell’acqua dall’esterno, tubazioni comprese. Passando ad un controllo interno del locale toilette sarà poi bene verificare il corretto funzionamento dei pulsanti di attivazione del pompaggio dell’acqua nel circuito. Un inceppamento di uno di essi, in particolare di quello che agisce sull’aspirazione, può diventare infatti causa di allagamenti a bordo.
Anodi di zinco
C’è anche chi non si è mai accorto della loro presenza a bordo perché lavorano umilmente in silenzio, ma svolgono un ruolo decisamente importante nella vita di un’imbarcazione e di un motore. Si tratta degli anodi di zinco, o anodi sacrificali, cioè piccoli accessori (a volte anche non tanto piccoli, dipende dalla grandezza dell’imbarcazione e dal punto dove è previsto il loro posizionamento), cui spetta il compito di “sacrificarsi” onde preservare la durata di altri componenti metallici montati a bordo. Lo zinco nella scala di durezza dei metalli, è più morbido dell’alluminio ed ovviamente del ferro, pertanto le correnti galvaniche onnipresenti nei porti per effetto del transito di correnti elettriche provenienti dalle banchine o dalle imbarcazioni ormeggiate, vanno ad attaccare questo metallo morbido esentando dal “pedaggio” i metalli più duri. E’ per questa ragione che vengono montati sia sulle imbarcazioni, in particolare a poppa in prossimità dei motori, che sui motori stessi. Se durante l’ispezione si rileva un anodo consumato (quasi come se fosse stato rosicchiato da qualche cosa), è il segnale che ne richiede l’immediata sostituzione. Il posticipare tale intervento potrebbe essere causa futura di interventi ben più costosi della semplice sostituzione di questo “fedele amico”.
Osteriggi ed oblò
A loro spetta il compito di arieggiare i locali interni e di dare luce naturale agli stessi, in particolare se trattasi di scafo cabinato. Prima del varo è opportuno verificarne la corretta chiusura in modo che non possa entrare acqua accidentale durante la navigazione. Sono dotati di guarnizioni e pertanto potrebbero rovinarsi o semplicemente spostarsi dalla loro sede. Quelli più a rischio ovviamente sono quelli delle cabine al ponte inferiore in quanto, in caso di mare mosso, possono ricevere secchiate d’acqua, ed una loro non perfetta tenuta stagna potrebbe farla entrare proprio da qui. Anche in questo caso si consiglia l’impiego di silicone a sigillo del punto d’incasso, se c’è controlliamone il suo stato come in precedenza visto per altri componenti, altrimenti aggiungiamolo. Controlliamo anche che i sistemi di apertura e chiusura (galletti o maniglie) siano ben lubrificati (ricordiamo sempre che operiamo a diretto contatto con la salsedine) onde evitare che con il tempo si rompano in mano. Qualsiasi anomalia riscontrata a terra e con la barca in secca, ricordate, è sempre risolvibile in sicurezza e senza rovinare giornate di mare a nessuno.
Piedi poppieri e linee d’asse
Mentre stiamo sotto l’imbarcazione diamo un’occhiata anche allo stato di usura dei piedi poppieri, delle linee d’asse, dei timoni e di tutti i componenti terminali del motore. Cuffie, paraoli e punti di giunzione piede/specchio di poppa o linea d’asse/scafo possono essere potenziali vie d’ingresso d’acqua. E’ capitato, e può capitare che una non corretta manutenzione porti all’affondamento dello scafo.