Praticare la pesca a bolentino su un relitto prevede di conoscere esattamente lo spot su cui andremo a calare le lenze per massimizzare quelle che potranno essere le catture possibili durante la battuta di pesca.
• Di Fabio Storelli – Team Lady Martina Sportfishing
Per prima cosa quindi si prende una carta nautica e si comincia a ricercare quelli che sono i simboli che contraddistinguono i relitti sommersi e si procederà a segnare il punto che, spesso, è in posizione approssimativa rispetto alla sua reale posizione sul fondo. Le coordinate poi verranno salvate sul gps cartografico che ci porterà esattamente sulla verticale dove con l’ausilio dello scandaglio cominceremo la ricerca.
Elettronica fondamentale
L’elettronica in questo caso gioca un fattore davvero determinante nella ricerca e studio di un relitto in quanto il sonar, tramite la continua battitura del fondo, riesce a darci indicazioni precise sulla sua forma e relative quote. Volendo migliorare ancora la visione di un relitto meglio dotarsi di uno strumento in grado di scandagliare anche con le altissime frequenze nella modalità Down Imaging, come tutta la gamma Helix di Humminbird che permette di scansionare relitti e strutture sommerse con una qualità e resa d’immagine davvero sorprendente.
Una volta scandagliato per bene il relitto di nostro interesse e capita la sua forma sarà importante salvare alcuni waypoint che andranno a coprire il perimetro dello stesso. In questo modo avremo una sorta di sagoma disegnata sulla mappa nella quale cercheremo di ancorarci più o meno al centro.
L’ancoraggio
Se scegliere lo spot e andarlo a visitare con l’ecoscandaglio non è cosa difficile il bello viene nel momento in cui decidiamo di fermarci esattamente sulla verticale di un relitto, piccolo o grande che sia. In questo caso una buona dose di esperienza mista ad intuito servirà a scongiurare di perdere metà della battuta di pesca a cercare di ancorarsi sul relitto stesso.
Per prima cosa, una volta arrivati sulla verticale, bisogna fermarsi e capire vento e corrente in che direzione spostano la barca. Appurato questo prezioso dato si risale la corrente e si cala l’ancora, meglio se a rampino con marre pieghevoli, in modo che possa arroccarsi bene tra le lamiere e nello stesso tempo liberarsi a fine pescata. Questa è una operazione tutt’altro che semplice e va studiata preventivamente in porto preparando l’ancora sormontata anche da 15 metri di catena sottile che servirà ad evitare che lo strusciamento della cima sulle lamiere possa tagliarla facendo perdere la posizione e soprattutto l’ancora.
Una volta che l’ancora si è agganciata al relitto cerchiamo di dare meno cima possibile in modo da pescare esattamente sopra di esso. Non è detto però che una volta ancorati non si debba più toccare l’ancoraggio perché andrà rifatto ogni qualvolta cambieranno le direzioni di vento e corrente che sposteranno inesorabilmente fuori dallo spot la barca.
A questo punto non resta che preparare canne ed inneschi e calare le lenze.
Gli inneschi
Nella pesca sui relitti l’innesco è quasi un rito che di volta in volta si ripete cominciando dalla ricerca delle esche in pescheria. Se l’idea di conservare le esche nel congelatore permette di averle sempre disponibili è pur vero che sfruttare un esca fresca è qualcosa di straordinariamente attirante verso i predatori che si celano tra le lamiere delle vecchie barche affondate. La sardina è sicuramente l’esca principe, odorosa e attirante senza disdegnare però anche i calamari e pesci interi come sugherelli e boghe se la nostra idea punta a catturare i grossi gronghi.
L’innesco andrà ponderato sulla base del target a cui ci riferiamo calcolando soprattutto la possibilità della preda di ingoiare l’esca. Se sui gronghi e le cernie non avremo grossi problemi potendo sfruttare inneschi anche molto generosi per altre tipologie di pesci come la murena e le mostelle dovremo aggiustare il tiro cercando l’innesco perfetto e non troppo voluminoso. Nel pratico diciamo che nella ricerca dei gronghi di fondale l’innesco fatto su amo del 9/0 è di almeno 3 sarde intere e una testa di calamaro o striscia abbondante mentre nella ricerca delle altre specie l’amo si riduce anche ad un 4/0 sfruttando sempre la testa di calamaro aggiunta ad una sola sardina. Questo permetterà al pesce, una volta intercettata l’esca, di poterla ingoiare rapidamente consentendo al pescatore di dare una decisa ferrata e tentare un recupero dei primi metri senza sfruttare la frizione in modo da staccare il pesce dal relitto ed evitare che possa arroccarsi vicino a qualche lamiera vanificando in questo modo tutta l’azione di pesca.
Solitamente la sarda viene innescata facendo passare l’amo dagli occhi per essere poi rigirato verso la bocca in modo da avere un punto di ancoraggio abbastanza forte che non faccia strappare l’esca al primo morso mentre l’innesco della testa del calamaro lo si potrà fare con estrema facilità entrando dal dente ed uscendo dalla parte opposta. E’ molto importante, nell’innesco perfetto, far uscire bene la punta dell’amo con l’ardiglione perché permetterà all’esca di non sfilarsi ed in caso di ferrata darà maggior sicurezza di penetrazione di amo ed ardiglione.
Le perline fluorescenti
Nel bolentino notturno le fonti luminose sono importantissime ma vanno calibrate a dovere in base allo spot scelto. Se per alcune zone forti fonti luminose saranno attiranti per i predatori in altre potrebbero fare l’inverso facendoli spaventare e di conseguenza allontanare. E’ per questo che spesso si utilizzano le perline luminescenti che si caricano quando colpite da una fonte luminosa per rimanere “accese” anche per diversi minuti. Dobbiamo poi pensare che anche una luce che a noi può sembrare fioca in superficie nel buio delle profondità marine sarà la prima cosa che attirerà i pesci presenti in zona che, curiosi, si avvicineranno a quella lucina verde. Poi l’esca e il suo odore faranno il resto invogliando la preda a mordere.
Nella preparazione del finale si potrà inserire un numero consistente di perline che, a seconda della loro grandezza, andranno a formare l’armatura pescante. Pescando con finali non troppo lunghi potranno essere lasciate libere mentre all’inverso sarà consigliabile incollarle sul finale nella parte più vicina all’amo.
Preparare una battuta di pesca notturna a bolentino su relitti è qualcosa di altamente stimolante, specie se organizzata subito dopo l’inverno quando si risvegliano gli istinti predatori anche nell’uomo, che permette di passare una serata adrenalinica in totale allegria in compagnia di amici sempre pronti ad aiutarsi a salpare le grosse prede che si nascondono tra le lamiere di navi e velieri che hanno fatto la storia della nostra marineria.
Fabio Storelli
Grande appassionato di pesca dalla barca, in tutte le sue varianti, fin dalla tenera età. Negli anni si è fatto rapire dall’interesse anche verso l’elettronica di bordo, come ecoscandagli, motori elettrici e gli irrinunciabili ROV subacquei, che Fabio utilizza per scoprire i segreti di vecchi e nuovi spot di pesca. Dal 2017 è CEO di TLM Nautica, il noleggio barche in Liguria, a Santa Margherita Ligure, con cui riesce a far divertire i pescatori di tutto il mondo a bordo delle barche disponibili a noleggio, super attrezzate per la pesca.
Per ulteriori contatti: www.tlmnautica.it