Arriva finalmente la bella stagione e il mare incomincia a rianimarsi, a riprendere vita dopo il freddo e ventoso inverno che ha caratterizzato la fine del 2018 e buona parte dell’inizio del 2019.
• Gian Luca Magri
Periodo ottimo per la pesca del Lanzardo, che accosta per la riproduzione, invadendo nel vero senso della parola le secche in prossimità della costa. In una calda mattina il sottoscritto e un gruppetto di dannati, abbiamo deciso di effettuare una bella e rilassante battuta ai lanzardi presenti in discreto numero su quasi tutto il litorale piombinese e in particolar modo nel canale di Piombino, ovvero quel braccio di mare che separa l’Isola d’Elba dalla terra ferma. Caricato l’igloo con le esche, essenzialmente costituite da sardine fresche e effettuati i controlli di rito abbiamo lasciato il porto. Indirizzata la prua verso Nord abbiamo messo la barca al passo di 16/17 nodi. Tempo stimato per l’arrivo sulla secca circa 20 min. Giunti in prossimità della secca, la primissima operazione che abbiamo effettuato è stata quella di accendere il potente scandaglio e di iniziare a scandagliare parsimoniosamente sia il periplo che la secca in se stessa, per ben individuare dove i Lanzardi si erano ”appallati”. Una volta individuati è importantissimo capire la direzione della corrente per ben ancorarci, certi di fermare la barca in prossimità del branco. Per effettuare bene questa operazione è necessario inserire sul GPS la funzione “traccia”, in modo che venga evidenziata la direzione dello scarroccio. Una volta ancorati, la prima operazione da svolgere è quella di sistemate le sarde, ed iniziare a pasturare con piccoli pezzetti di esse lanciati a intervalli regolari.
Per i più fortunati, ovvero quelli che si possono affidare ad un buon trituratore di sarde (ad esempio Sardamatic), l’operazione di ”pastura” è molto alleggerita e ridotta solo al controllo e riempimento del cestello. Per coloro invece che andranno in manuale, l’iter da seguire è molto più complesso e consiste nello spezzettare un 4/5 Kg di sarde in un secchiello a cui attingeremo ad intervalli regolari per garantire un flusso di pastura omogeneo e costante per tutta la durata della battuta. La tecnica di pesca del Lanzardo a light-drifting è molto semplice e molto redditizia. Innanzi tutto utilizzeremo canne di lunghezza variabile tra i 4,5 ed i 5 mt ad azione parabolica.
Ad esse abbineremo mulinelli medio piccoli imbobinati con monofilo di diametro variabile tra uno 0,20 ed uno 0,23 mm.
Il calamento è semplicissimo e consiste solamente nel porre sul trave una perlina media guidafilo, a seguire una girella tripla del n. 20 o del n. 22. L’utilizzo della tripla serve per meglio smorzare le grandi torsioni. Ad essa agganceremo il finale di lunghezza variabile tra i 2,5 ed i 3 mt., di diametro variabile tra uno 0.16 ed uno 0.23 mm in fluorocarbon.
Su di esso collocheremo infine due ami del n.4.
Volendo, quando utilizzeremo un finale di monofilo dello 0.16 o dello 0.18 mm potremo collocare apicalmente uno spezzoncino di monofilo dello 0,23 mm come rinforzo, sul quale monteremo gli ami. Il nodo di giunzione finale/rinforzo può essere il super utilizzato Blod. In presenza di una corrente marina sostenuta, possiamo “appesantire” la nostra lenza ponendo sul trave una torpilla di peso variabile tra i 0.5 ed i 5 gr. L’utilizzare una torpilla più o meno pesante dipenderà solo dall’intensità della corrente.
Il Lanzardo è un combattente puro, uno di quelli che non si arrende mai. Tipiche le funamboliche fughe con grandi sfrizionate.
Consigliamo, visto che utilizziamo canne ad azione parabolica e monofili sottili, di concludere il combattimento mediante l’utilizzo di un lungo guadino, che avrà il compito oltre a quello di garantire la cattura, anche quello di salvaguardare l’attrezzatura.
Se si centra il branco di Lanzardi in modo corretto inizia una battuta che non prevede attimi di tregua, soprattutto quando il branco è particolarmente attivo e sensibile alle esche. Nel nostro caso ci siamo sin da subito trovati nella situazione che tutti e quattro i componenti del gruppo eravamo “incannati” (col pesce in canna).
Dopo circa due ore, raggiunto il peso del pescato stabilito dalla vigente legge, abbiamo deciso di comune accordo di fermarci. A questo punto ci siamo dedicati allo svisceramento ed alla sistemazione del pescato. Le carni del Lanzardo sono discrete e ricche di prezioso Omega 3. Ottimo se cucinato alla piastra con la sola aggiunta di un filino d’olio. Da noi in toscana il Lanzardo viene principalmente preparato sott’olio, che rivela in tutto e per tutto la bontà e la delicatezza delle sue carni.
Chi è il Lanzardo
Il Lanzardo per l’appunto si avvicina alle coste nel periodo primaverile/estivo per riprodursi, in grossi e numerosissimi branchi d’individui della stessa taglia ed effettua grandi migrazioni stagionali. E’ un pesce pelagico dal corpo allungato e muso appuntito, molto simile per aspetto allo sgombro (scomber scombrus) ed entrambi appartengono alla famiglia degli sgombridi. Si distingue dallo sgombro per l’occhio di maggiori dimensioni, per alcune diversità della livrea e, per la presenza di striature e puntini scuri lungo i fianchi.
Le pinne dorsali sono ben separate e dietro la seconda pinna dorsale ed anale ci sono 5-7 pinnule; sul peduncolo codale sono presenti due piccole carene, ma senza una carena mediana tra esse. La colorazione è blu sul dorso con numerose linee sinuose blu scure con andamento a labirinto sulla nuca, più numerose rispetto allo sgombro; la parte inferiore dei fianchi ed il ventre sono argentei con numerose macchie scure.
Il Lanzardo si nutre di piccoli pesci pelagici, soprattutto di Clupeidi e di altri invertebrati.
Normalmente gli esemplari sono di dimensione tra i 20-30 cm, ma possono raggiungere i 50 cm.
E’ presente in tutto il Mediterraneo, in Mar Nero ed è una specie cosmopolita che vive in acque temperate e subtropicali di tutti gli oceani. Il Lanzardo non si spinge oltre i 300 mt di profondità.
Concludendo
La pesca del Lanzardo, specie se di dimensioni discrete come gli esemplari che correlano l’articolo è molto divertente. Il Lanzardo è un grande e generoso combattente, che non si arrende sino alla fine, mettendo a dura prova sia le attrezzature che la resistenza fisica dei pescatori. Importante in questa tecnica è il sapersi accontentare, liberando nel caso gli esemplari che oltrepassano il peso del pescato consentito, ricordandosi sempre che siamo pescasportivi e non dei professionisti.