Il tenya fishing è una tecnica tanto particolare quanto facile da eseguire che può davvero farci divertire pescando dalla barca. E’ una variante molto più soft del vertical jigging che abbina all’uso dell’esca artificiale anche l’esca naturale per creare una doppia fase attirante verso predatori e grufolatori di fondo.
• Fabio Storelli
Il tenya fishing è una tecnica tanto particolare quanto facile da eseguire che può davvero farci divertire pescando dalla barca. E’ una variante molto più soft del vertical jigging che abbina all’uso dell’esca artificiale anche l’esca naturale per creare una doppia fase attirante verso predatori e grufolatori di fondo.
Esche ed inneschi
L’esca principe del tenya fishing è il così detto gambero di paranza, un crostaceo facilmente reperibile in tutte le pescherie e da fresco, usato al massimo il giorno dopo, rende davvero in maniera esponenziale sulle catture. Altrimenti, in mancanza di prodotto fresco, si può ricorrere alla mazzancolla che si può reperire anche al supermercato, congelata, in comodi sacchetti di plastica. Lo si innesca asportando la testa e inserendolo al contrario nell’amo principale in modo che la coda sia libera di muoversi. E proprio su di essa celeremo l’assist mobile che servirà a garantirci una ferrata sicura anche su una timida mangiata di un predatore che incuriosito incomincerà ad assaggiare l’esca senza ingoiarla immediatamente. Allo stesso modo sul kabura modificato inseriremo i due ami in un gambero intero, uno sulla testa e uno verso la coda. A differenza del tenya l’innesco del kabura permette all’esca un movimento più fluido e naturale dato dal fatto che è innescato su due assist assolutamente liberi di muoversi in qualsiasi direzione. Se il gambero è considerato il top per questa tecnica i temerari come noi hanno provato ad innescare tenya e kabura con una moltitudine di esche passando dal calamaro intero modificando e allungando opportunamente l’assist mobile, alla seppia per arrivare al gamberetto vivo e al verme americano intero. Non manca chi, preso dalla voglia di sperimentare (che è garantito sia quasi sempre vincente) prova ad innescare generose esche di gomma che se manovrate sapientemente possono regalare quella sorpresa inaspettata ma ricercata.
RISPONDIAMO ALLE DOMANDE PIU’ COMUNI SUL TENYA FISHING
Quali attrezzature usare per praticare con successo il tenya fishing?
Premettendo che ognuno pesca un po’ come meglio crede se vogliamo avere buone probabilità di portare a casa una bella preda dovremo dotarci dell’attrezzatura necessaria ad affrontare la battuta di pesca. Scegliamo una canna adatta alla tecnica che abbia le caratteristiche ottimali alla profondità a cui vorremo pescare e al peso delle esche tenya che utilizzeremo. La canna dovrà avere una vetta e un fusto sensibile ma allo stesso tempo potenza nella fase della ferrata. La sensibilità servirà a far percepire al pescatore anche la mangiata più timida mentre la potenza consentirà una ferrata ottimale ed un recupero agevole della preda. In base alla scelta della canna di conseguenza valuteremo anche il mulinello, a bobina fissa o rotante, da scegliere con cura in quanto dovremo caricare una quantità di trecciato idonea a pescare alle quote dei nostri spot. Per quanto riguarda il bobina fissa saranno da scegliere mulinelli almeno di taglia 5000 che consentiranno di avere il giusto rapporto tra leggerezza e potenza. Per quanto riguarda il multi fibra è consigliabile non scendere mai sotto le 10 libbre e andrà scelto in base a quello che ci saremo prefissati di pescare. Se il nostro spot presenta un fondale sabbioso o fangoso e le nostre prede saranno principalmente saraghi, orate, pagelli e altri grufolatori il 10 libbre sarà più che sufficiente ma se il nostro spot presenta zone rocciose e la possibilità di incannare qualche preda di taglia superiore allora anche il trecciato dovrà salire di diametro per consentire non solo il recupero di una preda di maggior peso ma di evitare di perdere il tenya nella malaugurata ipotesi che dovesse incagliarsi sul fondo.
Parlando di tenya, in commercio ne esistono davvero di molte forme e colori. La prima dotazione di esche dovrà coprire un range che spazia tra i 40 e i 120 grammi. Questo darà buone possibilità di pescare in diverse condizioni atmosferiche e quindi si andrà a scegliere le esche più pesanti sugli alti fondali o in presenza di vento e quelle più leggere su fondali meno impegnativi o in presenza di condizioni estremamente favorevoli.
Posso usare l’esca viva?
Solitamente l’esca utilizzata per questa tecnica è fresca ma morta però recenti prove hanno dimostrato che l’uso di esca viva collegata al tenya da ottimi risultati, soprattutto con i predatori più sospettosi. Per fare ciò, in base all’esca che andremo ad utilizzare dovremo modificare l’assist del tenya, non solo nella sua lunghezza ma anche nelle dimensioni dell’amo che andremo a scegliere di generose dimensioni. Pensate all’innesco del calamaro o della seppia viva, sarà un bocconcino irresistibile per dentici e cernie.
Qual’è la stagione migliore?
A chiunque voglia cimentarsi in questa tecnica consigliamo di prestare particolare attenzione alla fase di ancoraggio. Occorre ben decifrare la direzione della corrente marina e della direzione del vento in modo tale da posizionare la barca lì dove abbiamo ben scandagliato ed individuato i banchi di pesce foraggio. Un errore in questa fase può solitamente compromettere l’esito finale della battuta di pesca. Quindi occhio a ben interpretare il nostro ecoscandaglio e grazie alla funzione Traccia sul nostro GPS individuiamo la direzione dello scarroccio. A questo punto non occorre far altro che risalire e calare la nostra ancora, e far fermare la barca nel punto stabilito.
Esistono altre tecniche per la cattura del San Pietro che ci riserveremo di illustrare in altri articoli, arrivando pian piano al nostro obiettivo che è quello di mettere a nudo e in padella lo scorbutico rivale.
Posso usare il kabura innescato?
Anche se il kabura nasce per essere calato sul fondo senza alcuna esca naturale chi ha sperimentato di aggiungere un gambero o filetti di totano svolazzanti ha avuto grandi risultati in termini di catture. Questo perché, come per il tenya, il doppio potere attirante è sicuramente migliore sulla ricerca dei pesci anche distanti dal punto in cui peschiamo. Un kabura sapientemente manovrato alzerà una notevole nuvola di sedimento che attirerà i pesci presenti in zona che a loro volta saranno invogliati ad attaccare lo skirt svolazzante perché sentiranno l’odore dell’esca. Questo piccolo trucco sarà un valido aiuto nelle giornate in cui il pesce proprio non ne vuole sapere di mangiare.
Elettronica in pesca
L’elettronica gioca sempre un fattore fondamentale sulla riuscita di una battuta di pesca e oggi moltissimi pescatori utilizzano sapientemente ecoscandaglio e gps per cercare e raggiungere gli spot dove calare tenya e kabura. Nella fase di ricerca sarà indispensabile sfruttare la funzione zoom dello strumento per scandagliare palmo a palmo il fondale alla ricerca di pietre, scogli o secche da poter mappare e passare al setaccio in un secondo momento. Sarà opportuno salvare i waypoint sulla mappa in modo da averli sempre a portata di mano per raggiungerli agevolmente quando avremo deciso di testare il nuovo spot calando le esche.
Trucchi per rimanere fermi sullo spot
Non è sempre facile pescare su uno spot, questo perché ci sono molti fattori in gioco da considerare come vento, onda e corrente che sposteranno più o meno rapidamente la barca in una certa direzione. Per cercare di rallentare questo movimento si potrà optare per diverse soluzioni come ad esempio l’utilizzo di secchi o un’ancora galleggiante da calare in mare che servirà a contrastare il movimento della barca dovuto alla forza del vento ma sarà inutile se a spostarci sarà la corrente. L’innovazione tecnologica ha portato finalmente anche in Italia (perché negli USA viene regolarmente utilizzato da almeno un decennio) a scoprire i motori elettrici di prua prodotti dalla Minn Kota che oltre ad essere veri e propri propulsori racchiudono al loro interno tecnologie da sfruttare in pesca. La più usata è sicuramente la funzione Spotlock che permette al motore di salvare una posizione gps (grazie al modulo integrato) e di mantenerla perfettamente per tutta la durata in cui decideremo di utilizzare questa funzione. Non solo, il motore è anche in grado di fare spostamenti in ogni direzione a step di 1,5 metri permettendo quindi di battere palmo a palmo uno spot con precisione millimetrica. Altre utili caratteristiche sfruttabili in pesca sono la possibilità di utilizzare il motore elettrico come propulsore per la traina col vivo dove poter impostare una rotta o una serie di waypoint da seguire o ancora, nei modelli dotati del “Link”, la possibilità di seguire una determinata batimetrica.
La funzione Spotlock (ancora) nei motori Minn Kota si è rivelata davvero precisa anche grazie al doppio sensore di posizionamento, il gps integrato nel motore che salva e mantiene la posizione viene infatti coadiuvato dalla bussola elettronica che interfacciandosi col motore e conoscendo la prua della barca permette di mantenere una posizione molto più precisa.
Fabio Storelli
Grande appassionato di pesca dalla barca, in tutte le sue varianti, fin dalla tenera età. Negli anni si è fatto rapire dall’interesse anche verso l’elettronica di bordo, come ecoscandagli, motori elettrici e gli irrinunciabili ROV subacquei, che Fabio utilizza per scoprire i segreti di vecchi e nuovi spot di pesca. Dal 2017 è CEO di TLM Nautica, il noleggio barche in Liguria, a Santa Margherita Ligure, con cui riesce a far divertire i pescatori di tutto il mondo a bordo delle barche disponibili a noleggio, super attrezzate per la pesca.
Per ulteriori contatti: www.tlmnautica.it