Tranquilli, quello che vi state apprestando a leggere non è ne’ un articolo western, incentrato tra duelli e sparatorie, ne’ di fantascienza, in cui i protagonisti si allungano e si trasformano in torce umane, bensì un articolo diviso in quattro tappe che si prefigge di scandagliare, sin dove possibile, per spazi e tempi, uno ad uno i protagonisti indiscussi di una tecnica tra le più seguite ed attuali, ovvero, il Light drifting.
• Gian Luca Magri
I nostri eroi, le nostre icone, sono quattro specie di pesci che si sono dimostrati i più sensibili ed i più attratti da questa tecnica. Essi sono in ordine di apparizione la Palamita, la Lampuga, l’Orata ed il Sarago. Un bellissimo quartetto, in grado di regalarci momenti davvero indimenticabili e soddisfazioni al di sopra dell’immaginabile. Abbiamo deciso di dare una scandagliata ai nostri magnifici protagonisti per cercare di mettere a nudo le loro più recondite abitudini, mettendo in luce qualche piccolo accorgimento per ingannarli più facilmente.
In questa prima puntata partiremo dalla palamita che è senza alcun dubbio l’attrice protagonista di questa tecnica.
La palamita
Pesce dal carattere aggressivo è un vero e proprio predatore insaziabile e vorace. Da catalogare come “pesce di mezz’acqua”, vive essenzialmente in branchi discretamente numerosi ed è particolarmente sensibile alla pastura come del resto tutti i predatori. E quest’ultimo punto ahimè per lei, è il suo tallone d’Achille. L’esca che principalmente viene usata è la sardina o la salacchina quando è reperibile. I metodi per poterla insidiare sono essenzialmente due: mediante l’utilizzo del galleggiante oppure a light drifting puro, a “ lenza morta per meglio intendersi”. La pasturazione deve essere logicamente costituita essenzialmente da sardina. Essa in seguito può essere trattata con aggiunta di eccipienti, le cui dosi e caratteristiche fanno parte dei gelosissimi segreti di noi pescatori, come nel medioevo facevano gli alchimisti….
Comunque l’elemento fondamentale è essenzialmente e solamente la sarda, sia essa tagliata a tocchetti, sia essa macinata, sia essa “truccata”. Nel caso volessimo utilizzare una pasturazione continua, uniforme e controllata, dovremmo ricorrere all’utilizzo di un prezioso Sardamatic. L’azione di pasturazione deve essere curata e precisa, ovvero, dobbiamo pasturare scrupolosamente in piccole dosi e costantemente senza eccedere, in tal modo non sfameremo
Il vorace predatore, ma lo terremo sempre baldanzoso e affamato. Per poter effettuare una bella battuta alle palamite occorrono circa 4/5Kg di sardine. Come prima accennato i metodi per insidiarla a light drifting sono essenzialmente due: o con utilizzo del galleggiante, oppure a lenza libera. La tecnica con il galleggiante la utilizziamo essenzialmente quando abbiamo condizioni meteo marine particolari, ovvero quando siamo in una situazione di scarsa corrente marina.
In questo scenario, se pescassimo a lenza libera, la nostra esca si inabisserebbe immediatamente raggiungendo il fondo in un batter d’occhio, trapassando velocemente il campo d’azione in cui la palamita caccia.
Quando invece saremo in presenza di una buona corrente marina pescheremo a Light puro. Logicamente tareremo la nostra lenza con pallini spaccati o torpille, in modo tale che la nostra esca “lavori” alla stessa altezza in cui si muove la pastura
Il calamento
Volendo analizzare ambedue i calamenti nel particolare, vista la maggiore complessità, partiremo con la descrizione della pesca con il galleggiante. Importantissima, in questa tecnica, è la scelta della canna, che dovrà essere di circa 5 mt con azione parabolica e robusta, in grado di sopportare combattimenti estremi. Ottime le nuove Potenza PRO di casa Colmic.
Ad esse abbineremo un mulinello medio-grande, un 4000 o un 5000 a nostra scelta, imbobinato con del 25mm massimo. Volendo sarebbe da imbobinare il tutto con del buon 22mm, per avere una migliore scorrevolezza, anche se in questo caso bisogna essere ben coscienti che ogni due o tre combattimenti diventa necessario re-imbobinare .
Sul nostro trave metteremo uno stop, di lana o di gomma, a seguire una perlina del 22 come guidafilo. A questo punto monteremo il nostro galleggiante scorrevole, che sarà a forma di pera rovesciata e di portata variabile tra i 16 gr. e i 30 gr.
Questo divario tra le portate varia in virtù dell’esca che andremo ad utilizzare, ovvero, visto che utilizziamo sempre la sardina, da come essa sarà innescata (se a tocco, a mezza sarda o intera).
Il quando utilizzare i tre tipi d’innesco dipende solamente dalla presenza di pesciolame in prossimità della barca o meno. Una volta scelta la portata del galleggiante, lo passeremo sul trave. Dopodichè passeremo un’altra perlina guidafilo, una torpilla di peso variabile tra il grammo e mezzo ed i tre grammi, un altra perlina guidafilo ed infine una bella girella tripla ad alta resistenza del n. 18. Molti si chiederanno perchè utilizzare una torpilla così piccola per un galleggiante dalla grande portata. Semplice: sarà innanzitutto la nostra esca a tarare, e poi essenzialmente occorrerà che il nostro calamento sia fluido e morbido, requisiti questi fondamentali se vogliamo ingannare il nostro vorace rivale. Eppoi il galleggiante in questa tecnica non ha la funzione di segnalare le toccate del pesce ma semplicemente quella di far lavorare la nostra esca all’altezza voluta. Alla girella tripla agganceremo il nostro prezioso finale costituito da fluorocarbon di diametro variabile tra uno 0.18mm ed uno 0.28mm. Ottimo il Secol di casa Colmic. Logicamente esso varia innanzitutto in base alla taglia del pesce presente e dal ritmo delle ferrate. Utilizzando monofili sottili, occorre rinforzarli apicalmente. In sostanza legheremo gli ami con uno spezzoncino di monofilo di diametro superiore o con del microfibre. Il nodo di giunzione può essere un Blod magari con aggiunta di una goccia di colla.
Gli ami ottimi per questo tipo di pesca sono i Nuclear Mr 42 del n1 e 1/0. A noi piace moltissimo, visto che utilizziamo un’esca corposa, armare il nostro finale con due ami in serie. Il rinforzino sarà di lunghezza variabile tra i 10cm. ed i 15 cm. Se altresì saremo in presenza di una corrente uniforme e di buona intensità, possiamo pescare a scorrere. Questa tecnica è molto più semplice e vede come punto critico solo la scelta di un eventuale “appesantimento” della lenza.
Il segreto principale in questa disciplina è quello di saper far transitare la nostra esca alla stessa altezza in cui transita la nostra pastura. Per far ciò dobbiamo alle volte “caricare” la nostra lenza con piccole piombature che variano da 0.75gr ai 7/8gr.
In questa tecnica utilizzeremo canne più “pronte”, ad azione di punta, come le nuovissime Sea Lion Superior MH di 4,5 mt o le nuovissime Challanger light.
Ottimo abbinamento è un buon 4000 di casa Colmic, imbobinato con del Power dello 0.22mm . Sul trave poniamo x iniziare una perla salva cimino e, a seguire, una girella tripla del n.18. Ad essa agganceremo il finale che avrà le stesse caratteristiche di quello che utilizziamo per la pesca con il galleggiante. Abbiamo volutamente omesso di parlare dell’utilizzo di finali doppiati, in quanto ci riserveremo in altro articolo di descriverne minuziosamente la costruzione ed il loro utilizzo in maniera metodica e ben approfondita.
Azione di pesca…
La palamita attacca quasi sempre abbastanza decisamente le nostre esche, quindi la pesca avviene sempre ad archetto aperto, in modo da non ostacolare la “frullata” e non solo. Il pescare ad archetto aperto ci consente di far andare la nostra esca liberamente dove la corrente la trascina, senza alcun impedimento. Una volta “partita” noi, con molta calma e molta “nonchalance”, chiuderemo l’archetto e, appena il filo andrà in tiro, ferreremo. Il combattimento con la palamita è sempre mozzafiato e all’ultimo respiro e mai, e ripetiamo mai, va sottovalutata come preda, in quanto con gli aguzzi dentini ci può beffare in qualsiasi momento. Se peschiamo a scorrere e notiamo che la nostra esca “vola” troppo, piomberemo sopra la girella tripla fino al raggiungimento del peso voluto. Di solito quando iniziamo la nostra battuta e caliamo tre canne, esse logicamente saranno piombate differentemente (ad esempio una con 0.75gr, l’altra con 2 gr e la terza con 5 gr). Quella che darà migliori risultati sarà la piombatura da usare anche sulle altre due canne. Importante è controllare e mantenere costante il ritmo di pasturazione senza mai eccedere. Ultimo consiglio, mai forzare troppo nella parte finale del combattimento, la palamita una volta portata sottobordo gioca tutte le sue carte sprigionando fughe inimmaginabili per un pesce di quelle dimensioni.