Ritenere superficiale parlare di questo argomento in un momento storico come quello attuale non è corretto. Qui o si rischia di morire per effetto del Covid19 o di fame. Qual è il male minore?
• Luciano Pau
Chi non pesca, chi non ha la barca o addirittura chi non ama il mare, o gli preferisce la montagna su ogni cosa, sicuramente potrebbe anche considerare l’aspetto non rilevante vista la situazione sanitaria che il nostro Paese sta vivendo. Però non è così, e non lo è solo per coloro che amano la pesca e la nautica, ma per tutto quell’indotto che sta dietro queste passioni. Abbandonati dal Governo che con una mano si prende l’oltre 60% degli utili in tasse, diventando socio di maggioranza delle nostre singole attività, ma con l’altra mano, quando la “nostra società” (noi e lo Stato) va in difficoltà non offre nulla, tranne che trappole che nascondono neppur molto celatamente secondi fini, gli italiani si ritrovano confinati a casa, in una quarantena cui ormai è stato cambiato il nome in lockdown, visto che i quaranta giorni sono trascorsi e prorogati più volte. Come andrà a finire non si sa, ovviamente. Non lo sa chi dovrebbe dare delle direttive in merito, figuriamoci se lo possiamo sapere noi che purtroppo dipendiamo (forse troppo) dalle parole di tecnici ed esperti che troppo spesso si sono dimostrati (o li hanno voluti far risultare) poco efficienti. Chiudere il recinto dopo che sono scappati i buoi è un modo di dire che si tramanda da generazioni. Da noi sembra che il Covid19 girasse liberamente da ottobre 2019 (ultime voci che circolano), senza che nessuno addetto alla pubblica sanità si accorgesse di nulla, o meglio, che s’insospettisse di nulla. Però alcune cose non tornano… A cominciare da tanti strani stati febbrili ed influenzali che si sono verificati a dicembre. A scuola di mia figlia (ha 7 anni), a dicembre scorso ad un certo punto erano presenti solo 11 bambini su 26 della classe. E non solo nella sua classe e nella sua scuola! Come mai non è venuto in mente a nessuno di cercare di capire il come mai di questa epidemia o influenza così forte? Forse perchè chi doveva sapere già sapeva? Sta di fatto che a fine gennaio è stato firmato un Decreto di Emergenza con scadenza fine luglio prossimo. Quindi qualcuno sapeva, e chissà da quanto…. Come mai si è lasciato libero arbitrio di circolare, addirittura s’inneggiava il popolo a continuare a consumare Happy Hour, a vivere una vita normale di comunità, di contatti, si è consentito di andare allo stadio per seguire le partite di calcio, si è consentito di dare vita a manifestazioni al chiuso senza controlli, senza vincoli, in modo così menefreghistico? Ora, non voglio tediarvi con cose che apprendete tutti i giorni dai TG, dai media in genere, sui Social. Non voglio parlare di complottismo a fini economici, per venderci un vaccino che renderebbe straricchi solo alcuni, non voglio parlare di complottismo di potere gestionale sull’Italia da parte di USA, Russia e Cina (chi sta perdendo il suo potere sull’Italia e chi lo vorrebbe), tantomeno voglio parlare di un argomento disgustoso cui mi rifiuto di credere per deontologia che sarebbe legato ad un “svecchiamento del Paese”, per dare un po’ di ossigeno in più all’INPS. Non voglio parlare di cosa sia “sfuggito di mano” o meno, di un virus coltivato e non gestito bene o di un virus lasciato volutamente sfuggire nell’aria per i motivi precedenti.
No, io vorrei parlare di cosa sia meglio oggi per il mare, per la pesca e per la nautica, settori che rappresentano passioni ma anche tanto fatturato per le aziende, piloni a sostegno dell’economia italiana e fiore all’occhiello nel mondo. La nautica è sicuramente la più penalizzata in ciò, se non altro perchè il settore è molto legato ad un periodo limitato che va dalla primavera all’estate. Chi ha firmato contratti d’acquisto d’imbarcazioni da diporto (di qualunque foggia e categoria siano) a settembre a Genova o a Cannes, o subito dopo, ha normalmente fissato la consegna nel periodo che va (andava) da Pasqua a maggio, per usare il proprio mezzo durante l’estate che, in alcune regioni, comincia presto. Ora Pasqua è andata, con i Cantieri chiusi nel rispetto della normativa e del buon senso così come i dealers, il 25 aprile anche e così anche il ponte del 1° maggio visto che il prossimo step è fissato al 3 maggio. Si parla di riapertura dei Cantieri e delle aziende nautiche con le dovute misure di sicurezza che però nessuno ufficializza quali dovranno essere, si parla di riapertura addirittura per aree geografiche (quelle meno colpite prima, le altre dopo…. ma dopo quando?), si parla di un’estate che ancora nessuno riesce ad immaginare come sarà e se si potrà chiamare tale. In spiaggia chiusi dentro “box di plexiglass” o a distanza di sicurezza che mi chiedo come potrà essere vigilata, soprattutto con bambini ed al momento di andare a fare il bagno. In mare con chissà quali regole. Chi avrà ancora ferie o soldi da spendere? Ma soprattutto: quando si potrà risalire in barca ed uscire in mare? Seguendo delle direttive di sicurezza ovviamente. Ad esempio: perchè se una famiglia può vivere a stretto contatto dentro le proprie mura di casa, la stessa famiglia attualmente non può salire sulla propria barca ed allontanarsi ad un miglio dalla costa a fare il bagno? Magari andranno limitati gli accessi a bordo solo ai familiari e non a terze persone, ma è lo stesso problema che vivranno i ristoratori. Quando si prenoterà un tavolo al ristorante, fermo restando la distanza che dovrà esserci tra un tavolo e l’altro, come si gestiranno le persone sedute a “quel tavolo”? Se sono amici e non familiari, come dovranno comportarsi? Tenere la distanza di sicurezza o potranno stare vicini visto che si tratta di “un tavolo”? Una cosa è certa, se la nautica non sarà messa in grado di consegnare i propri prodotti in tempo utile, la filiera salterà un anno, e molti Cantieri non ce la faranno a sopravvivere fino alla prossima primavera, non ce la faranno economicamente a partecipare ai prossimi Saloni (sempre ammesso che si possano organizzare), trampolino di lancio per ordini nuovi con quelli vecchi ancora da consegnare. Ma non solo… Chi avrà voglia di ritirare quest’anno il proprio mezzo nautico acquistato e non ancora saldato, con a poppa motori che circolano con un certificato che riporta una data? Ritirarlo ma non poterlo usare potrebbe voler dire essere possessori l’anno prossimo di un mezzo già vecchio di un anno senza che abbia neppure potuto entrare in contatto con la salsedine…. Idem per le esportazioni.
Se non si produce non si può neppure esportare ma, addirittura, se non si torna a produrre in tempi brevi, anche una possibile riapertura al settore non potrà tradursi in produzione in grado di soddisfare le richieste. Non si può creare magazzino perchè non si può lavorare. Non si possono completare nuovi modelli perchè non si può lavorare. A questo punto la domanda sorge spontanea: come si vuol far morire il settore nautico? Di possibile Covid19 o di fame? Nel primo caso c’è la possibilità di adottare i famosi sistemi di sicurezza a patto che non comportino spese così elevate da non poter essere sostenute da Aziende rese già esangui dall’aver cercato, con mezzi propri, di alleviare le sofferenze dei dipendenti in attesa dell’arrivo della cassa integrazione. Nel secondo caso c’è invece la certezza di non poter riaprire, di non potersi rialzare, di dar vita ad una Caporetto senza precedenti, neppure da paragonare ai danni prodotti dal Governo Monti negli anni 2011/2013. E la pesca? Uguale! I pescatori non possono andare a pescare, i negozi pertanto sono chiusi e le Aziende produttrici soffrono. Ora… anche in questo caso la normativa non vieta la pesca di per se stessa, quanto il fatto che per andare a pescare si violerebbe la direttiva che obbliga ad uscire solo nei tre fatidici casi previsti dalla normativa vigente. E la pesca non vi rientra ovviamente. Però che fastidio darebbe il pescatore, sempre con le debite regole imposte, che va a pesca da solo con la sua barca al largo, o quello che pesca dalla riva visto che già di base tra l’uno e l’altro si tende a mantenere una distanza di rilevante sicurezza, in primis per le lenze? Anche in questo caso si possono studiare delle regole per uscire in mare in barca, così come sono state studiate per gli autoveicoli e dei controlli sui litorali. Se si trasgredisce si viene contravvenzionati, ci sono pur sempre le motovedette che circolano a tutela e controllo, ma almeno si può andare a pescare…. Per quanto concerne i negozi chiusi qualcuno dice: però si può comprare su internet! E’ vero, molti appassionati stanno approfittando di questo periodo di lockdown per mettere a punto le proprie attrezzature, pronte ad essere usate appena si potrà fare, e si rivolgono ad Internet per i loro acquisti, visto che le consegne funzionano. Però lavorano solo quelli, e neppure così tanto, che erano già organizzati con l’e-commerce prima della chiusura. I negozianti “old-style” sono invece fermi al palo, con spese di negozi da sostenere, magazzini a volte pieni e con i conti correnti che pian piano si svuotano. A loro volta le Aziende produttrici in alcuni casi evitano di lanciare prodotti nuovi che sarebbero “bruciati” da una stagione anomala, dall’altra riducono investimenti in ogni settore, timorosi di mancate vendite o, ancor peggio, di mancati incassi del già venduto. Insomma, la riapertura sembra prossima, anche per motivi puramente politici, non essendo lo Stato in grado di garantire ai propri cittadini di rimanere a casa con debite coperture monetarie, ma ci si troverà di fronte a grandi dubbi. Sarà giusto riaprire a tutti i costi, perchè così altrimenti si muore, o sarà giusto attendere ancora, e non si sa che cosa e per quanto? La scelta è difficile, sicuramente, ma tra la certezza di affogare e la speranza di salvarsi, anche chi non sa nuotare opta per difendersi con le unghie e con i denti, sfidando la sorte….