Proseguendo nella disamina delle prede maggiormente sensibili, e per questo attaccabili con la tecnica del Light Drifting, ci dedichiamo all’orata, un pesce molto pregiato per le sue carni, ma anche molto impegnativo e divertente da combattere durante la battuta di pesca. Ecco alcuni suggerimenti per non farsela scappare!
• Gian Luca Magri
L’Orata
Qui entriamo nel ghota delle prede del Light Drifting, in quanto l’orata è considerata, e non a caso, la “regina indiscussa delle prede”. Pesce bellissimo e ambitissimo, è presente in quasi tutti i nostri mari, ma non per questo è di facile cattura. Viene insidiata con varie esche che vanno dal granchio, al bibi, alla cozza, sino ai vari tipi di invertebrati come i coreani, gli americani, il rimini e via dicendo, fino a giungere alle camole ed alla sarda.
Non è nostra intenzione soffermarci sui vari tipi di inneschi, promettendovi a breve di dedicare un articolo completo sulle varie realizzazioni ottimali, ma l’enunciare una così svariata tipologia di esche ha il solo scopo di farvi capire quanto sia onnivora la nostra bramata preda.
Pescando a Light Drifting, la possiamo sostanzialmente insidiare in tre modi fondamentali; il primo e forse il più conosciuto e utilizzato, consiste nella classica pesca a fondo, in cui utilizziamo una zavorra di circa 75gr /100gr collocata su di una piccola girella posta sul trave. La girella scorre per qualche centimetro su di essa fino ad arrivare ad uno stop antecedentemente collocato. All’occasione possiamo rendere il nostro piombo a “perdere”, grazie ad uno spezzoncino di nylon più sottile rispetto al trave, che ci permetterà in fase d’incaglio di perdere il piombo e non il pesce. Prima e dopo la girella metteremo due perline salva nodo. A valle una buona girella tripla a cui fissiamo il nostro finale, di lunghezza variabile tra il metro e il metro e mezzo. Il diametro del monofilo utilizzato varierà tra uno 0.23mm ed uno 0.33mm e la scelta dipenderà dalla taglia del pesce presente.
Indispensabile per la sua costituzione l’utilizzo di fluorocarbon, ottimo il Seguar commercializzato da Colmic. Come amo un buon n.1/0. Ottima la serie MR42 di Colmic.
Se utilizziamo la sardina come esca possiamo montare n.3 ami in serie ad una distanza di 4/5mm l’uno dall’altro.
Altro metodo molto usato per la pesca all’orata, e di cui vantiamo la paternità, è a bolentino. Qui montiamo sul nostro calamento due braccioli a bandiera. Essi avranno lunghezza compresa tra i 60cm ed i 90cm. A seconda della loro lunghezza logicamente i sistemi rotativi che porremo sul trave saranno più o meno distanti.
I sistemi rotativi saranno del tipo perlina/perlina quattro fori/perlina. Le due perline di battuta saranno fermate sul trave da una goccia di Loctite 406. Consigliamo anche l’uso dell’apposito attivatore x facilitare e velocizzare l’incollaggio.
Il trave sarà costituto da un buon monofilo (tassativamente non in fluorocarbon) dello 0,30mm, mentre i braccioli saranno formati da del buon Seguar di diametro variabile tra uno 0.23mm ed uno 0.33mm. I braccioli porteranno apicalmente una perlina di battuta bloccata da un nodino e da una goccia di loctite, che sarà di battuta sulla quattro fori. Il piombo in questa tecnica riveste una parte fondamentale, ovvero dovrà essere di dimensioni generose e variabile tra i 100gr ed i 130gr, in quanto avrà lui il compito di tener ben fermo sul fondo il calamento e quindi, di far “sventolare “ i due braccioli come bandiere al vento.
In queste due tecniche la pasturazione avviene sul fondo, quindi grazie ad un barilotto a sgancio, “strapperemo” ad intervalli regolari qualche cestinata di sarde tagliuzzate o mitili a seconda dell’esca utilizzata.
In queste due tecniche amiamo imbobinare il nostro mulinello con del multifibre, ottimo il Secol di diametro variabile tra uno 0,15mm e uno 0,19mm ammortizzandolo sul finale con uno spezzone di monofilo dello 0.30mm, questo per “elasticizzare” un minimo la nostra lenza.
Il terzo metodo è a Light drifting puro, in quanto spesso le orate si alzano dal fondo e orbitano sul mezz’acqua specialmente nel periodo riproduttivo. In quest’ultimo caso, faremo scivolare la nostra esca in corrente, magari appesantendola con qualche grammo di piombo se la corrente dovesse essere di buona intensità. Il perché è facilmente intuibile e oramai molte volte ripetuto, ovvero per permettere alla nostra esca di “viaggiare” con la nostra alleata pastura.
Il calamento classico è costituito da una perla salva-nodo posta sul trave, normalmente costituito da: monofilo dello 0.25mm., da una girella tripla e dal finale di lunghezza compresa tra il metro e mezzo e i due metri in fluorocarbon, di diametro variabile tra uno 0.23mm ed uno 0.28mm. gli ami se peschiamo con la sardina n. 2 in serie del n.1 serie MR42 di Colmic.
Le canne che utilizzeremo per la pesca all’orata dovranno essere potenti, pronte e ad azione rigida di punta come le nuovissime Sea Lion superior HH oppure la Challenger Medium, top di gamma di casa Colmic.
L’orata è un combattente puro, che non ci regalerà grandi fughe, ma combattimenti quasi da “fermo” degni di un trattore, con grandi ”testate” al centro del combattimento, il cui esito sarà incerto sino alla fine, in quanto tutto può essere messo in gioco dalla potente dentatura di cui è provvista, in grado di schiacciare un amo in un sol dire.