Molto spesso nella convinzione di conoscere già tutto trascuriamo opportunità che possono migliorare le nostre conoscenze ma con un po’ di applicazione e curiosità scopriremo modalità di legatura talvolta ignote.
• Mimmo Marfè
L’amo potremmo definirlo quale ultimo e fondamentale congegno per la cattura dei pesci. Affrontiamo la questione supportata da immagini speriamo chiarificatrici.
Nodo ad avvolgimento semplice o nodo piano
E’ questo probabilmente il primo nodo che si impara: nodo di buona efficacia e dedicato principalmente agli ami a paletta, anche se come altri nodi possono utilizzare l’occhiello dell’amo come se fosse una paletta. Il nodo è abbastanza semplice nell’esecuzione anche se presenta un volume non tra i più limitati.
Questo nodo mantiene bene il carico di rottura del filo fino a conservarne quasi il 90% ovviamente se eseguito perfettamente.
A nodo eseguito avremo una serie di spire intorno al gambo attraversate diagonalmente da un’ulteriore spira che le tiene unite. Questa spira esterna rappresenta un po’ il punto debole in quanto esposta ai denti taglienti dei pesci.
1 – Si crea una doppiatura parallela al gambo dell’amo
2 – partendo dal lato della paletta si effettuano circa cinque spire intorno alla paletta e alla parte di filo ad essa aderente (dormiente)
3 – si infila la parte di lenza (girante) all’interno dell’occhiello di lenza formatosi
4 – si lubrifica e si stringe tagliando l’eccedenza
Nodo Palomar
Un nodo molto diffuso e il più resistente per legare gli ami ad occhiello ma già potremmo dire per raffinati.
In pratica se ben eseguito riesce a mantenere un’altissima percentuale del carico di rottura del filo.
Un suo utilizzo ad hoc prevede la possibilità di formare brevi doppiature di lenza intrecciando l’eccedenza con il filo del finale. Questa doppiatura presenta il vantaggio dell’indipendenza dei due tratti formanti la treccia e anche in caso di rottura (vedi granchi) di uno dei due segmenti, potremo comunque portare a termine la cattura.
Ecco la procedura:
1 – Doppiamo per circa venti centimetri la lenza, e introduciamone una decina di centimetri nell’occhiello.
2 – Con la lenza doppiata che abbiamo fatto passare attraverso l’occhiello eseguiamo un nodo semplice sulla parte doppiata che non l’ha oltrepassato..
3 – Prendiamo l’asola della lenza doppiata e facciamoci passare all’interno l’amo e il nodo semplice già realizzato.
4 – Tenendo l’amo si chiude il nodo tirando sia il capo della lenza che il corpo della stessa contemporaneamente, facendo molta attenzione che una parte della lenza non si incastri sotto l’occhiello o all’interno della piccola frattura in caso di occhielli non saldati.
Mimmo Marfè
Giornalista, una vita vissuta in riva al mare. A sette anni le prime esperienze da riva con primordiali cannette in bambù, poi le prime telescopiche in fenolico. In Sardegna a fine anni 70 le prime esperienze dalla spiaggia e le prime catture mirate. La passione abbinata alla continua ricerca porta alla possibilità di poter elaborare modalità di pesca dalla spiaggia in ambito Mediterraneo. Da qui il primo libro “Surf Casting In Mediterraneo” edito come i successivi quattro dalla casa editrice Olimpia. Esperienze condivise sulle pagine del pioneristico Surf Casting Report, poi di Pesca in Mare e per decenni di Pescare Mare. L’approdo all’editoria digitale come naturale evoluzione della comunicazione con la consapevolezza che anche per me c’è sempre possibilità imparare.