L’alternarsi delle stagioni è ripetitivo, e anche noi rischiamo di esserlo. Cerchiamo quindi di trovare elementi di cambiamento
• Mimmo Marfè
L’ultima estate, connotata da grande stabilità atmosferica e clima quasi siccitoso in luglio, ha visto poi un mese di agosto estremamente instabile.
Il tanto a noi caro anticiclone delle Azzorre, tipico della nostra vecchia estate, compare in modo sempre più sporadico e spesso è un’area anticiclonica nord africana a stazionare alle nostre latitudini.
Mare e terra non si differenziano poi più di tanto nei comportamenti. Riescono a dare i migliori e più copiosi frutti in condizioni di grande normalità con evoluzioni delle stagioni non sconvolte.
Lo scorso inverno ci furono poche evoluzioni meteo che potevano favorire condizioni idonee al surf casting.
Botte di vento fortissime che duravano qualche giorno ma poi non registravano un normale ciclo successivo anticiclonico. Gli spazi di scaduta erano brevissimi. Inoltre fino a poco prima del periodo natalizio le temperature erano di un dolce autunno per poi scoppiare in un freddo inverno… insomma adeguarsi è la parola d’ordine.
Snobismo Italico
Come mai dalle nostre spiagge, a differenza di quelle sempre mediterranee della Spagna o atlantiche della Francia, il cefalo, è così trascurato tra i pesci pescabili? Eppure ce ne sono tanti.
Una delle risposte plausibili è da imputare alle origini del surf casting dalle nostre parti. Con una genesi rivolta quasi esclusivamente al mare mosso e alla pesca nel periodo freddo–umido, il cefalo era escluso dalle casistiche. Poi il muggine è stato sempre associato alla pesca con galleggiante o con canna fissa senza sughero e mai alla pesca dalla spiaggia. Eppure il pesce è ben presente, si trova di ottime taglie, nelle acque aperte come quelle delle spiagge, ha buone carni, nelle gare la cattura di qualche esemplare avrebbe potuto procurare un buon vantaggio… eppure. Basterebbe infatti della buona tremolina e travi leggeri e poco visibili per tentarne la cattura sia in gara che per diletto, considerando che è presente quasi tutto l’anno.
Regola principale
Stagione di transito
Non possiamo pretendere che sia il mare a piegarsi alle nostre volontà, dovremo noi adeguarci a quanto accade in mare.
Poi con il passare dei giorni inizia il graduale raffreddamento delle acque e inizia anche la stagione delle spigole. Queste ultime generalmente non mancano mai e i tratti di arenile prossimi alle foci restano senza dubbio quelli a massima concentrazione.
Una delle esche che generalmente offre buoni risultati è il verme americano da abbinare a un amo Aberdeen di dimensioni tra il 4 e 1/0 a seconda delle dimensioni del verme stesso.
Anche in foce, o meglio nei pressi delle foci, tranne condizioni estreme, la spigola c’è sempre ma bisogna anche cercare di capire dove la si può incontrare con maggiore facilità.
Le foci non tagliano la spiaggia in modo ortogonale ma tendono a essere spesso oblique o curve. Quindi il flusso di acqua dolce entra in mare da uno dei due lati della sponda. Bisognerà osservare proprio questa corrente prima di piazzarsi proprio dal lato investito dalle acque dolci. La migliore zona è quella di rimescolamento tra le due acque e molto spesso di giorno il tutto è ben visibile.
Regola principale
Galleggiantini e occhiate
C’è chi li chiama flotter chi flotterini, chi zatterini. Vediamoli un po’ insieme.
Proviamo a staccarci un po’ da tutto quanto troviamo normalmente in commercio per mettere sotto il riflettore un piccolo congegno, acquistabile già confezionato, a livello di semilavorato o producibile con tecnica del fai da te, che sempre più spesso è utilizzato. Si tratta di quelli che una volta nella terminologia in uso erano denominati zatterini.
L’occhiata è un pesce molto divertente da pescare specie se la sua taglia è discreta. E’ possibile pescarla dalla spiaggia sia di giorno che di notte: con la luce dovremo cercare condizioni di mare schiumoso, quello classico delle scadute. Inutile il lancio lunghissimo: qui serve cercarla nella fascia d’acqua più ossigenata.
I galleggiantini dovranno far lavorare le esche ben staccate dal fondo e inoltre la cima della canna non dovrà essere messa troppo in tensione.
Poiché l’occhiata mangia principalmente (ma non solo) staccata dal fondo, il diametro e la visibilità del filo inoltre sarà pregiudiziale. Con mare mosso potremo utilizzare anche fili in fluorine ma con mare calmo e luna nel cielo sarà assolutamente consigliabile l’uso di finali in fluorocarbonio. La presenza della luna nel cielo è fortemente condizionante per le attività delle occhiate verso riva. Le notti con il buio di luna sono le meno propizie alla sua pesca.
Non tutte le spiagge ovviamente elargiscono carnieri di occhiate ma quelle dove si verifica l’accostata possono regalare pesci che quando si avvicinano al mezzo chilo sono di una combattività impressionante. Probabilmente occhiate e lecce stella, insieme alle salpe ma difficilmente catturabili da spiaggia, sono tra i pesci di taglia medio -piccola tra i più combattivi in assoluto, e solo una visione limitata e integralista della pesca dalla spiaggia li emargina.
In conclusione, fermo restando alcuni pesci da sempre icone del surf casting ma anche semplicemente nella pesca dalla spiaggia, tipo orate, saraghi, spigole e io dico anche mormore, dovremo sempre più abituarci ed adattarci a presenze una volta molto sporadiche e di taglia spesso insignificante. Quindici anni fa parlare di lecce stella prossime al chilo o delle stesse occhiate di cui abbiamo ora raccontato, risultava poco credibile.
Oggi è importante la flessibilità.
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Mimmo Marfè
Giornalista, una vita vissuta in riva al mare. A sette anni le prime esperienze da riva con primordiali cannette in bambù, poi le prime telescopiche in fenolico. In Sardegna a fine anni 70 le prime esperienze dalla spiaggia e le prime catture mirate. La passione abbinata alla continua ricerca porta alla possibilità di poter elaborare modalità di pesca dalla spiaggia in ambito Mediterraneo. Da qui il primo libro “Surf Casting In Mediterraneo” edito come i successivi quattro dalla casa editrice Olimpia. Esperienze condivise sulle pagine del pioneristico Surf Casting Report, poi di Pesca in Mare e per decenni di Pescare Mare. L’approdo all’editoria digitale come naturale evoluzione della comunicazione con la consapevolezza che anche per me c’è sempre possibilità imparare.