Ci sono pesci la cui cattura rappresenta un po’ l’ambizione di ogni pescatore. Le imponenti catture del servizio sono state effettuate da Paolo Milillo e Giacomo Bot, due pescatori di grande caratura.
• Mimmo Marfè
Le cernie
Sono quattro le cernie catturabili nel nostro Mediterraneo e si differenziano per l’aspetto, ma anche per l’habitat nel quale si possono incontrare e per abitudini.
Le cernie si dividono in Bianca, Bruna, Americana e Canina, tutte pescabili nelle nostre acque anche se con diverse modalità.
Iniziamo col dire che il pescatore sportivo può catturare un solo esemplare di cernia al giorno, a qualunque delle quattro specie essa appartenga.
Cernia americana
Il nome deriva dall’area originale di massima diffusione. E’ però ben presente anche in acque mediterranee e, insieme alla cernia canina, vive a notevolissime profondità. Quindi per l’americana e la canina la quasi esclusiva tecnica che ne consentono la cattura è il bolentino profondo.
Cernia bruna
Questa cernia, rarefattasi ma ancora presente nelle nostre acque, si presenta di colore bruno con macchie più chiare, che tende a scurirsi con l’età. La bocca è ampia e di questa caratteristica bisogna tenere bene in conto nella sua pesca.
Vive su fondali rocciosi che possono variare dalle poche decine di metri ad oltre 150 metri di profondità.
La tana e gli anfratti rocciosi sono il suo riparo. Non appena percepisce di essere in pericolo tenderà a sfrecciare molto rapidamente all’interno del suo anfratto. Sarà impossibile avere la meglio nel combattimento. Dovremo essere consapevoli che una cernia che abbocca al nostro bolentino e che si trova in prossimità della tana, sarà praticamente impossibile da tirare su.
La cernia bruna, insieme alla cernia bianca, è un pesce che può essere insidiato però con diverse tecniche. La più antica di queste è il bolentino, ma è spesso catturata anche a traina con innesco di pesci vivi, a jigging, con i kabura o ancora con live kab.
Come pescarle
Parliamo di pesca a bolentino di profondità. Utilizzeremo canne armate di mulinelli o salpa bolentini elettrici quando le quote batimetriche saranno oltre un ragionevole uso di mulinelli meccanici. Utilizzeremo fili dal diametro generoso e ami di dimensioni adeguati alla grossa cavità orale del pesce. Sebbene si tratti di prodotti industriali, i calamenti già pronti della Crystal Fishing risultano rispondenti ai canoni necessari a questo tipo di pesca. I braccioli non dovranno essere troppo lunghi per scongiurare il pericolo di grovigli e per il fondo spesso accidentato converrà utilizzare una piombatura “a perdere”.
Per i travi potremo affidarci a fili con diametri oscillanti tra lo 0,60 mm e lo 0,80 mm. La scelta sarà effettuata anche in base alle aspettative di pesca.
Molta attenzione va data anche agli ami da utilizzare. Per gli esemplari maggiori useremo generalmente ami ad occhiello con lo stesso robustamente saldato. Ma la tipologia varia dai classici ad occhiello e punta a becco d’aquila, fino ai circle hooks. Le misure degli ami utilizzati variano dal 2/0 al 4/0.
Innescheremo i nostri ami con sardina intera rinforzata da qualche giro di filo elastico, o più resistenti bocconi di gambero intero o ancora con seppioline o calamaretti. Inizieremo a calare la lenza sul fondo tentando di limitare il bando di lenza, riducendo il pericolo incaglio e inoltre potendo avvertire rapidamente l’abboccata della cernia.
La cernia americana ha una quota di stazionamento che molto spesso supera quota -300 e pertanto sarebbe improponibile l’uso di attrezzi manuali.A queste quote il problema invisibilità è del tutto assente anzi, l’utilizzo sulle lenze di lampade stroboscopiche risulta assolutamente pregiudiziale. Per le grosse cernie americane non sarà assolutamente esagerato utilizzare ami del 7/0 e bracciolo anche dello 0,80 mm – 0,90 mm. Una delle esche molto gradita è il polpo, senza farsi mancare qualche grosso sugarello di fondale. Le sardine innescate a ciuffo ottengono un buon richiamo odoroso ma risultano spesso troppo fragili. Meglio un calamaro o un totano intero che, se freschissimi, nel quasi buio totale di quelle profondità hanno un buon richiamo visivo.
Delle quattro specie la cernia bianca è quella che maggiormente si differenzia per comportamenti.
È distribuita in tutto il settore orientale dell’Oceano Atlantico ma è penetrata in Mediterraneo dove ora è abbastanza presente, in particolare nelle acque più temperate.
Contrariamente alle altre cernie che prediligono roccia e tane, la bianca si trova anche su fondali sabbiosi, ma soprattutto nelle praterie di posidonia.
Anche il suo aspetto è abbastanza diverso e maggiormente identificabile. Si presenta infatti con un corpo molto allungato ed ha due o tre tipiche linee a raggiera di colore bianco acceso dietro l’occhio. La sua livrea presenta fasce scure alternate con altre chiare. Negli esemplari adulti il contrasto tra chiaro e scuro è meno marcato.
Per la sua pesca la tecnica dedicata è la traina con il vivo. L’esca che in generale offre migliori risultati è la seppia, ma ottimo richiamo è anche il calamaro e tutta una serie di pesci ovviamente vivi. Tra questi anche il sugarello, che sembra offrire una marcia in più. Questa cernia viene pescata anche con il polpo manovrato e non è raro avere attacchi anche su esche artificiali da traina.
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Mimmo Marfè
Giornalista, una vita vissuta in riva al mare. A sette anni le prime esperienze da riva con primordiali cannette in bambù, poi le prime telescopiche in fenolico. In Sardegna a fine anni 70 le prime esperienze dalla spiaggia e le prime catture mirate. La passione abbinata alla continua ricerca porta alla possibilità di poter elaborare modalità di pesca dalla spiaggia in ambito Mediterraneo. Da qui il primo libro “Surf Casting In Mediterraneo” edito come i successivi quattro dalla casa editrice Olimpia. Esperienze condivise sulle pagine del pioneristico Surf Casting Report, poi di Pesca in Mare e per decenni di Pescare Mare. L’approdo all’editoria digitale come naturale evoluzione della comunicazione con la consapevolezza che anche per me c’è sempre possibilità imparare.