Ma è davvero corretto chiamarlo “sesso debole”? Lavoratrici, mamme, casalinghe, sportive ed ora anche angler. Le quote rose si affacciano alla pesca e dimostrano di aver nulla a che invidiare ai maschi.
• Luciano Pau
Sono cresciuto in un periodo storico in cui si parlava di mamme e non si diceva mai che “quelle mamme” erano anche grandi lavoratrici, sia fuori casa che in casa ove non solo accudivano ai figli, ma anche ai mariti quando non anche ai genitori, tenevano casa in ordine, facevano la spesa, cucinavano, lavavano e stiravano i panni e, per non farsi mancare nulla, seguivano anche i figli nei compiti scolastici. Oggigiorno finalmente le donne hanno conquistato posizioni che di diritto le spettavano. Non siamo ancora alla “pari” ma tanta strada è comunque stata fatta. A forza di battaglie stanno sempre più conquistando, almeno nei Paesi civili, posizioni sociali, libertà di pensiero, autonomia economica e non solo e, pur continuando a fare una pluralità di lavori, riescono anche ad andare in palestra, seguire corsi di ballo e, andare a pescare. Eh si, perché il nostro sport che atavicamente era stato assegnato insieme alla caccia “a soli uomini”, vede invece già in molti Continenti la donna protagonista. Le donne di cui voglio parlare io sono quelle che hanno avuto la possibilità, il coraggio ma soprattutto la voglia di confrontarsi con gli abitanti del mare. Quelle donne che hanno indossato una muta da sub, imbracciato un fucile subacqueo, che hanno acquistato una canna da pesca e tutte le relative attrezzature, che hanno imparato ad usare il tutto, che hanno imparato come si cerca e come si porta a termine un combattimento con un pesce. Le pescatrici subacquee in più, hanno dovuto anche sviluppare e lavorare su altri aspetti, come la confidenza con la profondità ed il poter contare solo sull’aria immagazzinata, visto che nella pesca l’uso delle bombole è vietato. Per le pescatrici “moderne” con la canna diciamo anche che la tecnologia ha portato loro dei vantaggi naturali. L’uso di nuovi materiali che oggigiorno consentono di preparare attrezzature leggere ma altamente resistenti alle sollecitazioni dei grandi pelagici, ha favorito anche la minor forza (mica sempre) delle donne, ma soprattutto ha agevolato la loro resistenza in combattimento. D’altronde già è faticoso per un uomo combattere con un grande tonno a volte anche per varie ore, figuriamoci per una donna che fisicamente pesa meno ed ha una muscolatura differentemente sviluppata.
Che si chiamino Maria, Valentina, Eleonora, Marianna o Sara (tanto per farne qualcuno e vi garantisco, sono tutti nomi di pescatrici vere che conosco personalmente), sono donne che personalmente ho visto lavorare in barca ne’ più ne’ meno di un “collega” uomo. Non le ho sentite chiedere: “mi aiuti a mettere le esche perchè toccarle con le mani mi schifa?” oppure “mi prepari canna e lenze perché io non sono capace?”. Io ho visto e sentito donne dire “su questo fondale usiamo quest’attrezzatura”, “taglio io le sarde con le forbici e pasturo”, “passami lo slamatore che devo liberare questo pesce”. Ho visto donne di questo calibro portare avanti uno strike impegnativo con un tonno di buon peso, con la canna in piega, con la frizione del mulinello che strideva, con il tonno che si prendeva filo. Roba da dire, va beh, ma chi me lo fa fare? Ed invece queste donne non hanno mollato la presa, non sono arretrate di un millimetro e giro dopo giro, pompata dopo pompata sono riuscite a portare sotto bordo la preda, ed anche a liberarla nel pieno rispetto delle regole o della semplice propria volontà. Ho visto queste donne al mattino presto caricarsi cassette di sarde per portarle a bordo, le ho viste predisporre e buttare l’ancora ed altrettanto recuperarla a fine giornata. Le ho viste armeggiare con fili ed ami con una naturalezza che sembrava tramandata di generazione in generazione. Le ho viste partire per vacanze in località di pesca internazionali, per cimentarsi in quegli hot spot che solitamente vedono protagonisti gli uomini invece di sdraiarsi al sole sulla spiaggia, e qui le ho viste stare ore ed ore in barca con mari dalla fastidiosissima onda lunga con lo sguardo sempre attento ai cimini, un orecchio alla frizione, ed un occhio anche all’ecoscandaglio per seguire le batimetriche. Le ho viste anche ai comandi delle barche assecondare i loro compagni di pesca in strike, dimostrando doti anche di piloti. Ho visto donne aggregarsi in team di pesca fatti di solo “gentil sesso”. Insomma, ho visto quelle donne che quando sono cresciuto io esistevano già ma che l’opinione pubblica non voleva vedere, per cultura o per abitudine, donne che comunque hanno scalato pregiudizi hanno fatto la storia in tanti settori e che ora, competono anche in cose più ludiche ma sempre molto importanti. Benvenute in questo “non più solo nostro mondo”, benvenute a bordo!