I giorni passano ma le catture sempre più sporadiche portano, noi pescatori attorno allo stivale, a vedere “buio” per quanto riguarda la pesca al tonno… A questo punto non ci resta che esaminare più fattori in modo da sperare che il grande pelagico prima o poi bussi al nostro tuna door…
• Maurizio Pastacaldi
Pesca allo scarroccio “drifting”
Uno dei vocaboli maggiormente usati nella pesca al tonno è “drifting”…. Senz’altro è anglosassone, deriva dal verbo “to drift” che nella traduzione letterale significa essere trasportati, nella nostra circostanza sia dallo scarroccio sia dalla corrente marina. Comunque si tratta di una tecnica sportiva ben precisa, basata su una fitta pasturazione di pesce azzurro, diretta alla ricerca dei “Big” esemplari. L’ancora galleggiante è un elemento determinante per effettuare correttamente tale tecnica. Nel tempo, abbiam visto di tutto.. Chi a poppavia schierava secchi e bacinelle… E chi perfino paracaduti… Ultimamente però in commercio ci sono delle ancore mirate a tale tecnica, prodotte in più misure, in modo da coprire un “range” maggiore d’imbarcazioni; anche i materiali sono di ultima generazione, oltre ad essere robusti e leggeri, hanno la caratteristica di asciugarsi velocemente in modo a fine pescata di essere facilmente riposte in qualche gavone del nostro fishing boat.
Parliamo di pesca
Oramai un livello alto di tecnologia, sportività ed innovazione convive coi pescatori di big game italiani. Negli anni, fiumi di parole, immagini e tam tam goliardici hanno indottrinato chi ama la pesca al tonno incrementando la voglia innovativa di pesca. Canne sempre più leggere e performanti, monofili ed in particolare fluorocarbon invisibili e resistenti all’abrasione fanno da protagonisti… Abbiam notato anche che lo “strike ratio” nella pesca al tonno in “big game drifting” si ha principalmente sulle canne schierate in media profondità…. In poche parole abbiamo una dimostrazione di fatto che le allamate, anche pasturando con una scia sapida spesso coadiuvata da un pasturatore elettrico come un trita sardine, si hanno per lo più sulle canne distanziate dalla poppa dell’imbarcazione e schierate in profondità.. L’elettronica di bordo ha fatto passi da gigante grazie anche alla tecnologia Chirp che, col massimo della definizione, ci mette in risalto oltre ai tunnidi in caccia anche il termoclino. Avendo l’opportunità di capire effettivamente tale fascia d’acqua dove solitamente staziona il pesce foraggio è opportuno sfruttare l’indicazione schierandoci le canne. Non solo esca naturale morta ma è buon uso mettere anche esca “viva” (sugarelli, sgombri, boghe) possibilmente da fare in loco tramite il classico metodo del sabiki. A volte, come si dice in gergo piscatorio, bisogna dare una rullata di pastura… In parole povere, si fa tramite un pasturatore a strappo…. Si riempie il contenitore in acciaio con tocchetti di sardina e collegato ad un sagolino si fa scendere e sganciare nelle vicinanze del termoclino in modo che “se Maometto non va alla montagna sarà la montagna ad andare da Maometto”!!