Barletta, la cittadina pugliese celebre per Goffredo di Buglione e la relativa disfida “suonate le vostre trombe, noi suoneremo le nostre campane”, sebbene tagliata un po’ fuori dai circuiti informativi principali, offre tantissime possibilità di pesca dalla spiaggia
• Mimmo Marfè
Siamo sulla costa Adriatica posta al sud dell’imponente promontorio del Gargano. Coste prevalentemente basse e litorale per lo più sabbioso che, se ben affrontate, riescono ad elargire ottimi frutti.
Modalità molto diverse da quelle attuate nel bacino settentrionale dello stesso Adriatico e che hanno moltissime analogie invece con quanto accade sul litorale tirrenico.
Il baricentro dell’itinerario è Barletta, con confine settentrionale Margherita di Savoia e, a sud, la cittadina di Trani. Trattiamo un percorso che si estende per poco meno di 25 chilometri. A nord di Barletta sfociano in Adriatico le acque del fiume Ofanto, il maggiore corso d’acqua pugliese.
In zona c’è ormai una presenza stabile dell’orata di grossa taglia che prosegue fino alla punta del tacco e poi risale sulle coste salentine.
L’esposizione delle spiagge è a Nord Est e quindi i venti che creano un impianto da surf classico sono prevalentemente freddi.
Partendo da Barletta direzione Trani incontriamo il primo tratto sabbioso denominato spiaggia di levante. La spiaggia poi si restringe non poco e presenta sabbia insieme a roccia sia a terra che a mare; questo tratto è denominato spiaggia verde. Infine prima di entrare a Trani c’è la spiaggia Boccadoro e anche qui sabbia e roccia convivono.
Viaggiando verso nord invece la litoranea è pressoché sabbiosa e il primo tratto di arenile è denominato spiaggia di Ponente. Subito dopo entriamo nel comprensorio della foce dell’Ofanto zona che, oltre alle spigole, offre spesso buone chance di catturare belle ombrine. Il tratto successivo è propriamente detta spiaggia di Margherita di Savoia che si chiude a nord con il porto canale.
Proseguendo da Margherita di Savoia verso nord, lungo la statale detta delle saline, dopo una decina di chilometri si raggiunge Torre Pietra. La descrizione del luogo e dell’origine del suo nome ci farà intuire anche le potenzialità di pesca del sito.
In pratica si tratta di un’ampia zona dura a scarsa profondità e poco distante da riva che concentra una buona densità di popolazione ittica.
L’orata e la spigola
A differenza del tratto più settentrionale dell’Adriatico, qui l’orata entra in pascolo con esemplari di taglia ragguardevole. Il pascolo però almeno ad oggi è limitato al periodo caldo e mite, ossia tra aprile e ottobre. I fondali sono mediamente bassi e quindi risulta importante la dimestichezza con il lancio lungo alla ricerca di qualche buca più profonda. Qui è dove generalmente la corrente deposita cibo e non manca qualche bella mormora.
Tra le esche più utilizzate nel periodo quella più redditizia risulta essere l’arenicola ma qualche risultato tra i vermi lo offrono anche il coreano e l’americano.
Fasolari e cardium (conosciuto anche come lingua rossa) sono utilizzati anche per l’orata ma sono, insieme a inneschi di seppioline e calamaretti, le esche di crociera per la cattura delle spigole nel periodo opposto a quello delle orate.
Durante le fasi avanzate di scaduta sono spesso utilizzati quali esche sia il coreano che la cozza sgusciata e trattata con filo elastico. Si catturano ombrine e stranamente anche bei gronghi.
Calamaretti e seppie saranno le esche maggiormente dedicate alla spigola in condizioni di mare mosso.
Non dimentichiamo che con le temperature delle acque tendenti al freddo non sarà più la traccia odorosa ad attirate il pesce, o almeno lo sarà limitatamente. Funzionerà meglio la traccia visiva e, nel mosso, nulla di meglio che il colore dei mantelli di seppia e calamaro.
Adriatico meridionale non esattamente uguale alle coste tirreniche ma sapendoci fare….
#pescadaterra #surfcasting #Barletta #pescadallaspiaggia #spiaggia #tecnichedipesca #ombrina #orata #spigola #arenicola #coreano #vermeamericano
Mimmo Marfè
Giornalista, una vita vissuta in riva al mare. A sette anni le prime esperienze da riva con primordiali cannette in bambù, poi le prime telescopiche in fenolico. In Sardegna a fine anni 70 le prime esperienze dalla spiaggia e le prime catture mirate. La passione abbinata alla continua ricerca porta alla possibilità di poter elaborare modalità di pesca dalla spiaggia in ambito Mediterraneo. Da qui il primo libro “Surf Casting In Mediterraneo” edito come i successivi quattro dalla casa editrice Olimpia. Esperienze condivise sulle pagine del pioneristico Surf Casting Report, poi di Pesca in Mare e per decenni di Pescare Mare. L’approdo all’editoria digitale come naturale evoluzione della comunicazione con la consapevolezza che anche per me c’è sempre possibilità imparare.