Tra le cose più facilmente constatabili nella pesca dalla spiaggia c’è da un lato l’innovazione tecnologica dei materiali dedicati ma dall’altra, la crescita esponenziale che tantissimi pescatori sono riusciti a traguardare
• Mimmo Marfè
In molti sport o attività del tempo libero sono le competizioni, che fungono da severi tester e anche da testimonial per quanto poi accade nelle attività ricreative o di tutti i giorni, come ad esempio la guida di un’ auto. Ciò accade in qualche modo anche nella pesca sportiva in cui l’agonismo pesca ma probabilmente ancora di più nelle competizioni di lancio si sperimentano tecnologie e soluzioni applicate poi sia nella pesca per diletto che nello stesso agonismo di base.
Oggi si parla e si attuano più o meno correttamente tante tipologie di lanci, dal basilare Above Cast passando per il Side Cast, il Ground Cast ed il Pendulum Cast, Back Cast, Aeroground Cast, High Inertial Cast e il più recente Flat Arch.
Molti tra gli appassionati approcciano correttamente a tecniche di lancio evolute anche senza essere dei long caster, quindi utilizzando attrezzature meno dedicate ma in grado comunque di traguardare notevoli distanze in ambito pesca.
Il FLAT ARCH
Una delle ultime evoluzioni dei lanci pendolati è proprio il Flat Arch che, se raffrontato all’originario pendulum cast, fa rilevare grandi differenze. Questa tecnica usata sui campi di lancio ha consentito incrementi di distanza davvero notevoli, ovviamente se eseguito perfettamente.
Per poterne vedere l’esecuzione non ci restava che andare sul campo di lancio. Chi ci ha spiegato e mostrato il lancio è stato Biagio Morra per almeno due motivi, uno affettivo in quanto egli ha mosso i primi passi agonistici proprio in quello che era il mio club, il secondo perché logisticamente è vicino. Infine e non ultimo si tratta di uno dei campioni della specialità che abbina a questa anche un’ottima tecnica di pesca.
“Nel Flat Arch c’è una oscillazione della canna e del piombo sul lato destro del corpo , poi il piombo è richiamato a sinistra e, dando impulso alla canna si fa descrivere al piombo una traiettoria arcuata di poco sollevato dal terreno (flat arch o arco piano. Infine si aspetta lo stallo del piombo, ovvero sfruttando la rotazione del piombo vi sarà un punto in cui questo non opporrà più resistenza (stallo), anzi diventerà determinante per sfruttare la velocità di rotazione e si cercherà di imprimere la maggior forza con il push e pull”.
Non c’è vento, forse una brezza da un paio di nodi e assistiamo a quattro strabilianti lanci tra cui il più corto ferma il piombo a 241 metri, il più lungo della sessione arriva a 252 metri. Si tratta di un allenamento effettuato dopo una lunga pausa di riposo.
LA SCELTA DL PIOMBO
Su di un piombo in volo influiscono vari fattori. L’attrito è una forza che si oppone al movimento tra due superfici in contatto fra loro. Due superfici a contatto tendono a bloccarsi reciprocamente in virtù delle forze di attrito che si manifestano quando sì fanno scorrere una sull’altra, anche se nel nostro caso si tratta di due materiali molto diversi tra loro come aria e piombo. Un corpo solido quindi che si muove all’interno di un fluido, come lo è l’aria incontra un certo attrito. Un piombo che passa attraverso l’aria, viene anche frenato dall’attrito aerodinamico che dà luogo alla “resistenza aerodinamica di attrito“.
I fattori sono quindi: la resistenza, ossia quella offerta all’aria più o meno densa dal corpo in volo; la trazione, invece la capacità di avanzamento determinata principalmente dall’energia di cui è stato caricato il peso che tenderebbe a farlo cadere al suolo per gravità; e infine la portanza, concetto difficile da semplificare ma che determina la capacità dell’oggetto di mantenere il volo.
Le forme delle zavorre più performanti in termini di distanza sono quelle ogivali e intorno a questo concetto base si sono poi elaborati piombi più specialistici. Più che nuovi, parleremmo di una rivisitazione: il beach bomb versione con astina e rivestito di plastica colorata, spesso luminescente, è tra i piombi più evoluti ma anche più longevi del surf casting o pesca dalla spiaggia se vi suona meglio.
Permette di raggiungere notevoli distanze ma ha una scarsa tenuta sul fondo. Da utilizzare prevalentemente con mare calmo o poco mosso.
Spesso all’astina viene aggiunto un corto travetto metallico, su cui qualche volta è inserito anche un bait clip. L’esca così applicata viaggia dietro la scia del piombo senza aggiungere attriti.
Mentre per il Flat Arch parliamo di un lancio da pedana, tra i più performanti a pesca abbiamo il Ground Cast.

QUANDO USARLO
Il Ground va utilizzato quando abbiamo necessità di raggiungere grandi distanze, diciamo nell’ordine dai 120 metri a salire, ma senza usare fili sottilissimi in bobina. Una delle occasioni durante le quali si apprezzano tali lanci è nelle sessioni di pesca all’orata, nelle accostate primaverili sempre abbastanza esterne. Servono poi quando in mareggiata c’è una frangenza compatta e ci rendiamo conto che al di qua delle onde magari non c’è pascolo.
Utilizzando un mulinello a tamburo fisso possiamo utilizzare qualsiasi tipo di lenza, sebbene consiglio di partire da uno 0.20 poiché le sollecitazioni a cui è soggetto il piombo sono molto forti. A parità di piombo si consigliano parastrappi superiori di almeno 10 centesimi di millimetro. Ossia se per un side e piombi da 150 grammi usiamo ad esempio uno 0.50, per il ground dovremo andare oltre lo 0.60.
È consigliabile una protezione per il dito indice per l’uso del fisso e di una protezione al pollice per l’uso del rotante.
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Mimmo Marfè
Giornalista, una vita vissuta in riva al mare. A sette anni le prime esperienze da riva con primordiali cannette in bambù, poi le prime telescopiche in fenolico. In Sardegna a fine anni 70 le prime esperienze dalla spiaggia e le prime catture mirate. La passione abbinata alla continua ricerca porta alla possibilità di poter elaborare modalità di pesca dalla spiaggia in ambito Mediterraneo. Da qui il primo libro “Surf Casting In Mediterraneo” edito come i successivi quattro dalla casa editrice Olimpia. Esperienze condivise sulle pagine del pioneristico Surf Casting Report, poi di Pesca in Mare e per decenni di Pescare Mare. L’approdo all’editoria digitale come naturale evoluzione della comunicazione con la consapevolezza che anche per me c’è sempre possibilità imparare.