Si tratta di un accessorio nautico non troppo conosciuto dai neofiti, ma molto apprezzato da esperti naviganti e pescatori. Cerchiamo di capire perché..
• Luciano Pau
Tra le svariate tipologie di ancore, ce n’è una che molti ancora non conoscono ma che altri invece, decisamente più esperti, apprezzano avere a bordo. Non come ancora primaria ovviamente, ma come la cosiddetta ancora di posta, secondaria o ausiliaria, da impiegare in determinate situazioni. Si tratta dell’ancora galleggiante. Nasce come sistema di rallentamento dell’imbarcazione che la adotta, ma anche come stabilizzatore in talune situazioni, come ad esempio in deriva e con mare mosso. Averla a bordo, a differenza di quanti molti pensino solo al sentir la parola “ancora”, non comporta ingombri eccessivi in quanto è realizzata in tessuto con leggero rivestimento di PVC e la si piega senza problemi per rimessarla in un gavone. In caso di necessità è altrettanto facile spiegarla e gettarla in acqua, dopo averla ancorata all’imbarcazione attraverso una cima di cui è fornita. Al di là dell’impiego tradizionale dell’ancora galleggiante per usi diportistici (consiglio sempre di averne una a bordo se pur non obbligatoria per legge), tale accessorio, ma forse sarebbe anche più opportuno dire “attrezzo”, trova facile impiego nel mondo della pesca, proprio per le sue caratteristiche di rallentare lo scarroccio dello scafo, ad esempio durante la traina, o di mantenere in una determinata direzione lo scafo quando si pratica il drifting o il bolentino di profondità. In taluni casi i pescatori la sostituiscono con dei secchi, ma questa è una strada percorribile solo se non c’è molta corrente o molte onde. Ma come funziona l’ancora galleggiante? Molto semplice, la sua forma a paracadute in acqua tende a riempirsi, ed è proprio questa massa liquida al suo interno che fa da freno.
Con l’impiego dell’ancora galleggiante si cerca di mantenere prua o poppa alle onde riducendo o eliminando del tutto la possibilità che il mare entri al traverso. Per ottenere gli effetti migliori occorre avere a disposizione abbastanza cima, in modo da far si che l’ancora possa andare su e giù seguendo il movimento dell’onda senza che lo scafo subisca strattonamenti. Tutto ciò ovviamente come si può facilmente intendere può tornare utile, come detto prima, per la pesca. Pescando a bolentino di profondità ad esempio, l’uso di un’ancora galleggiante permette di mantenere lo scafo in un determinato punto per il tempo sufficiente a far si che le esche arrivino sul fondale diritte, evitando così che lo scarroccio della barca faccia perdere il punto scelto per la calata. Se ciò dovesse avvenire ci si potrebbe trovare a pescare con le esche in un’area che non è quella scelta sull’eco e dove si presumeva ci fossero le prede. Pescando a traina invece ed in presenza di mare con corrente e vento, serve per spostarsi lentamente e mantenere le lenze correttamente in pesca, oppure per semplicemente rallentare lo scafo troppo veloce per un certo tipo di traina. Infine nella specialità drifting l’uso di quest’ancora può tornare utile per mantenere le lenze e le relative esche sulla scia della pastura. Insomma, spero di aver reso debito merito a questo attrezzo e visti i costi abbastanza abbordabili (dai 20 ai 200 € per scafi sino a dieci metri di lunghezza) ne consiglio vivamente l’acquisto e la presenza su ogni fishing boat.