Torniamo a parlare di vasche per il vivo e questa volta ci soffermeremo sulle loro forme, ubicazione a bordo e sui sistemi di ossigenazione.
• Luciano Pau
Potrebbe sembrare un dettaglio secondario ma, in effetti non lo è, anzi. La forma delle vasche per il vivo diventa determinante in considerazione del tipo di esche verranno conservate al suo interno. Se per esempio devono essere conservate le aguglie, una delle esche preferite per la traina con il vivo, data la loro forma anguilliforme molto affusolata, sarà opportuno dar loro modo di muoversi in modo naturale, onde evitare che si possano anchilosare piegandosi in modo anomalo, cosa che potrebbe pregiudicarne sia lo stato in salute che il loro comportamento in acqua post-innesco, perdendo così di attrattiva nei confronti dei suoi più comuni predatori. Una vasca ideale per la conservazione delle aguglie deve essere abbastanza grande e con angoli tondi, in modo da coadiuvarne il nuoto interno. La lunghezza della vasca mediamente dovrebbe essere di misura compresa tra i 50 ed i 70 centimetri, ed avere una larghezza di circa 30/50 centimetri. Per quanto concerne la forma delle vasche del vivo queste si possono trovare a bordo predisposte dai Cantieri d’imbarcazioni sia con forme rettangolari che ovali, con coperchi trasparenti o non. Le coperture trasparenti favoriscono il controllo dall’esterno del contenuto senza aprire il coperchio mentre si possono trovare anche vasche dotate di parete trasparente rivolta verso il pozzetto la quale, permette tale controllo anche direttamente dalla postazione di pilotaggio, semplicemente girandosi. Utile è anche il poter disporre di una luce interna la vasca, che consenta il controllo del contenuto ed il facile recupero delle esche anche di notte.
Il colore azzurro che solitamente viene utilizzato internamente per le vasche non è casuale, in quanto è una nuance che tende a tranquillizzare gli ospiti. Per quanto concerne l’ubicazione a bordo, in molti casi vengono già proposte delle soluzioni di serie dai cantieri produttori l’unità da diporto, barca o gommone che sia. La vasca per il vivo trova ovviamente la sua collocazione ideale in pozzetto, il cuore dello scafo da pesca, a portata di mano degli angler che non dovranno effettuare particolari spostamenti a bordo per attingere dal suo contenuto. Quasi sempre le troviamo o sul giardinetto o come parte integrante una bait station che normalmente delimita pozzetto ed area di pilotaggio. Su alcuni scafi può essere prevista una doppia vasca. In questo caso la seconda può trovare posto o proprio integrata alla bait station in aggiunta a quella presente a giardinetto, o addirittura a prua, magari sotto una seduta fronte marcia. Questa seconda soluzione può garantire maggiore possibilità di ricovero esche senza ammassarle in una sola, ma anche rappresentare una comodità per i pescatori che operano da prua, rendendoli autonomi e non costringendoli a recarsi a poppa.
Ossigenazione e sistemi di ricircolo dell’acqua
Ovviamente come abbiamo già detto nella puntata precedente, compito della vasca del vivo è quello di mantenere nel miglior stato di salute l’esca “viva”, e per farlo, oltre alla forma, è determinante il sistema di ossigenazione o ricircolo dell’acqua al suo interno per dar modo ai pesci contenuti di respirare. Con il termine “ossigenazione” s’intende quel processo che consente di rivitalizzare l’acqua contenuta nella vasca, apportando nuovo ossigeno attraverso apposite pompe, emulando un processo molto simile a ciò che avviene normalmente per gli acquari. Il ricircolo dell’acqua invece è un processo che ha la funzione principale di sostituire il contenuto liquido all’interno della vasca, in tutto o in parte. D’estate infatti, in particolar modo, il caldo esterno è in grado di surriscaldare rapidamente l’acqua contenuta nelle vasche, anche se la vetroresina con cui solitamente sono costruite tende a coibentarle. In questo caso, per non creare disagio al “vivo”, si va a sostituire l’acqua interna attraverso un procedimento molto semplice, ossia togliere parte dell’acqua calda sostituendola con acqua nuova e fresca. Molto importante è che questa sostituzione avvenga in modo bilanciato. Intanto perchè non è ipotizzabile uno svuotamento totale e successivo neo-riempimento visto proprio il contenuto vivo della vasca che non può essere lasciato a secco. Secondo, perchè anche immettere improvvisamente un’ondata di acqua troppo fredda nell’acqua calda potrebbe causare uno shock ai pesci. La soluzione giusta è quindi quella d’immettere gradualmente acqua fresca che vada a sostituire una pari porzione di acqua calda od ormai priva di ossigeno, ambientandola progressivamente. L’operazione si compie con l’adozione di un sistema duplice aspirante/pompante. Il sistema di aspirazione provvede ad evacuare l’acqua vecchia, mentre il sistema a pompa pesca direttamente dal mare, attraverso un sistema azionabile a richiesta, acqua salina fresca ed ossigenata immettendola nella vasca.
Sistemi alternativi
Ma se l’imbarcazione acquistata non è dotata a priori di una vasca del vivo, si può sopperire a tale mancanza? Ovviamente si! Esistono in commercio alcune vasche già pronte all’uso, munite di pompe e da posizionare in pozzetto o dovunque si voglia. Ma è anche possibile, con un po’ di pratica nel “fai da te” costruirsela. Una soluzione è quella di comprare la classica ghiacciaia tipo Igloo, dotarla di foro di scarico cui collegare eventualmente una tubazione per il deflusso delle acque vecchie e di una pompa di aspirazione con tubazione pescante direttamente in mare, attivabile attraverso un interruttore che può essere installato in console o un semplice rubinetto. A fine giornata la vasca si smonta e si riporta a terra.