Il nodo di sangue in passato era probabilmente il più conosciuto tra i nodi di congiunzione per la realizzazione dei parastrappi
• Mimmo Marfè
Ciò era anche dovuto al fatto che le sezioni dei fili da congiungere non erano molto differenti. Un nodo di sangue tra uno 0,50 e uno 0,35 era tra i più frequenti. Poi con il passare del tempo e l’uso in bobina di diametri spesso molto sottili e di parastrappi conici, questo è andato un pò in disuso.
Spesso comunque è erroneamente confuso con il doppio clinch.
Come legare il nodo di sangue
Usato per unire due lenze insieme, il Blood Knot (nome internazionale) è un vero nodo da pesca la cui forza viene aumentata facendo minimo 5 e fino a 7 avvolgimenti su ciascun lato del nodo. Funziona meglio con lenze di diametro approssimativamente simili.
Perché si chiama “Nodo di sangue”?
La sua storia risale ai giorni antichi ed una versione veniva legata all’estremità di fruste o del gatto a nove code allo scopo di creare ferite sanguinanti..
Istruzioni per legare i nodi di sangue:
- Sovrapporre le estremità delle lenze da unire;
- Ruotare uno attorno all’altro facendo almeno 5 giri;
- Rivoltare l’estremità delle due lenze;
- Ripetere con l’altra estremità, avvolgendo in direzione opposta, lo stesso numero di giri;
- Tirare lentamente le lenze in direzioni opposte;
Le spire si avvolgeranno e si raccoglieranno.
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Mimmo Marfè
Giornalista, una vita vissuta in riva al mare. A sette anni le prime esperienze da riva con primordiali cannette in bambù, poi le prime telescopiche in fenolico. In Sardegna a fine anni 70 le prime esperienze dalla spiaggia e le prime catture mirate. La passione abbinata alla continua ricerca porta alla possibilità di poter elaborare modalità di pesca dalla spiaggia in ambito Mediterraneo. Da qui il primo libro “Surf Casting In Mediterraneo” edito come i successivi quattro dalla casa editrice Olimpia. Esperienze condivise sulle pagine del pioneristico Surf Casting Report, poi di Pesca in Mare e per decenni di Pescare Mare. L’approdo all’editoria digitale come naturale evoluzione della comunicazione con la consapevolezza che anche per me c’è sempre possibilità imparare.