Nella pesca da riva, qualsiasi sia lo scenario (sabbia, molo o scogli), è fondamentale sapersi adeguare ai periodi meteo e ai pesci che in tali circostanze frequentano l’ambiente da noi scelto.
• Mimmo Marfè
Uno dei pesci che meglio si adatta ad una pesca flessibile e pragmatica è l’occhiata.
Si cerca dalla spiaggia durante le notti tiepide illuminate dalla luna innescando le nostre esce rese fluttuanti da un galleggiantino. Possono essere la preda principale lanciando da fondali sabbiosi o granulosi pescando con un pasturatore o direttamente con una canna all’inglese.
Oppure si possono insidiare da moli e scogliere con tecniche tipiche della pesca a galleggio e, in questi casi, non sarà assolutamente complesso catturare altri pesci tipo cefali o saraghi, ma anche qualche spigola golosa e qualche altro piccolo predatore.
Pescando a galleggio una delle esche più diffusa è il bigattino che andrà necessariamente abbinato a lenze sottili e lunghi finali. Ami a gambo lungo possono almeno un po’ difendere la nostra lenza da dentini piccoli e taglienti. Ma c’è un’esca, quasi completamente abbandonata che con occhiate, salpe, cefali e non solo, può fare miracoli.
Parliamo di una delle esche più antiche ma che potrà ancora sorprendere. In acque chiare e non troppo disturbate provate a lanciare in acqua dei piccoli pezzi di pane, senza alcuna lavorazione, così come lo compriamo. Dopo l’arrivo di piccoli sprovveduti pesci potremo notare l’arrivo quasi certo di pesci di taglia che potremo insidiare con lo stesso pane utilizzando lenze sicuramente più rassicuranti di quelle usate con i bigattini.
Laddove il pascolo avvenisse a distanze da riva non traguardabili con un normale galleggiante, potremo sostituire lo stesso con una bombarda, di tipo galleggiante o un galleggiante piombato dai 5 agli 8 grammi a cui andrà poi collegato un lungo finale in fluorocarbonio. Questo tipo di pesca dalla riva, contrariamente alla spiaggia che dà i maggiori frutti dopo il tramonto, vede il massimo dell’attività nelle prime ore di luce e con il pomeriggio inoltrato quando la luce solare entra in acqua con traiettorie oblique.
Un altro sistema abbastanza fruttuoso vede l’utilizzo del galleggiante al cui seguito monteremo un piccolo pasturatore caricato in questo caso di bigattini, che potranno essere anche la nostra esca ma che potrà aiutare un pimpante verme coreano innescato intero ad attirare le occhiate più grosse con sorpresine varie.
L’utilizzo di finali sempre abbastanza sottili oscillanti tra uno 0,10/0,12 per il bigattino e uno 0,14/0,16 per il pane, renderà essenziale l’uso di un agile guardino, con cui assicurare di portare a secco il pesce.
Le prede più piccole andranno possibilmente liberate e non gettate come spazzatura in acqua. Quindi andranno slamate nel secchio contenente acqua di mare, tentando di non sgozzare il pesce impalandolo con inadeguati slamatori. Piccole occhiate, ma anche eventuali salpe, una volta slamate sarà consigliabile rimetterle in acqua a buona distanza dal punto dove stiamo pescando in quanto potrebbero disperdere i pesci che pazientemente avremo portato a tiro di galleggiante con un’adeguata pastura. Poi potremo parlare delle eccezioni, e sono tante, ma preferiamo trattarle separatamente.
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Mimmo Marfè
Giornalista, una vita vissuta in riva al mare. A sette anni le prime esperienze da riva con primordiali cannette in bambù, poi le prime telescopiche in fenolico. In Sardegna a fine anni 70 le prime esperienze dalla spiaggia e le prime catture mirate. La passione abbinata alla continua ricerca porta alla possibilità di poter elaborare modalità di pesca dalla spiaggia in ambito Mediterraneo. Da qui il primo libro “Surf Casting In Mediterraneo” edito come i successivi quattro dalla casa editrice Olimpia. Esperienze condivise sulle pagine del pioneristico Surf Casting Report, poi di Pesca in Mare e per decenni di Pescare Mare. L’approdo all’editoria digitale come naturale evoluzione della comunicazione con la consapevolezza che anche per me c’è sempre possibilità imparare.