L’Orata, il sogno di qualsiasi pescasportivo, uno dei pesci più belli e combattivi dei nostri mari, basta socchiudere gli occhi ed immaginarsi il pesce dei nostri sogni ed eccola li, che si materializza davanti a noi, in tutta la sua bellezza, immersa in quei colori che la rendono maestosa e gentile allo stesso tempo.
• Gian Luca Magri
Insidiata un po’ con tutte le tecniche ed esche, è un vero e proprio oggetto di culto. La sua grande generosità nel campo dei combattimenti la rende una vera icona per tutti noi. Durante l’accostata che avviene sia nei mesi prettamente invernali che nei mesi più caldi a cavallo tra primavera ed estate, assistiamo ad una vera e propria invasione (da parte di piccoli e medi natanti) delle secche o dei costoni mete principali dei nostri pinnuti sogni. In questo specifico articolo tratteremo una delle tecniche più bizzarre ed inconsuete della pesca da natante alle orate, ovvero la pesca utilizzando come esca il granchio. Le tecniche che vedono l’orata protagonista indiscussa sono molteplici, dal light drifting alla pesca a fondo classica, utilizzando le più svariate tipologie di esche, che vanno dalla sarda al cannolicchio, dalla cozza all’americano, dal verme di Rimini al bibi e via dicendo. La pesca a fondo utilizza principalmente come esca il granchio, come diciamo noi toscani, il vecchio ma sempre valido “granchiaccio” suddiviso in varie tipologie di innesco. La pesca a fondo indirizzata alla cattura delle orate non avviene come la classica pesca a bolentino ai pagelli, cioè pescando a scarroccio, bensì ancorati in luoghi ben definiti e prescelti. L’orata è solita vivere, abitare zone di mare aperto in prossimità di secche, dove le sempre presenti correnti marine, dovute anche al dislivello di profondità, trasportano il cibo. Essendo essa un’insaziabile onnivora sarà sempre in caccia, portandosi così a tiro delle nostre lenze. Importantissima in questa tecnica è la pastura, quindi la pasturazione che non potrà essere di superficie, costituita da tocchetti di sarda lanciati ad intervalli regolari come avviene nel light drifting, ma mirata e tassativamente fatta sul fondo. Per far ciò ci avvaliamo di uno strumento che si chiama pasturatore a sgancio, che altro non è che un cestello che riempiremo a piacimento di sarda tagliuzzata o triturata e pezzi di granchi avanzati o morti, con una chiusura a strappo. Una volta calato sul fondo nel luogo prescelto, grazie ad un brusco “colpo” che infieriremo alla cordicella, azioneremo una molla la quale, sbloccando il fermo, libererà il tappo rovesciando il cestello e depositando così la nostra preziosa attrattiva. Di pasturatori ne esistono molti in commercio e molti di quelli utilizzati da svariati pescatori sono frutto del “fai da te”, sempre mantenendo il solito scopo e principio. La pasturazione deve essere non abbondante ma continua, dobbiamo cercare di ottimizzare il più possibile gli “sganci” in modo da “tenere” e non “sfamare” il pesce. La pesca, la nostra azione, avviene a contatto del fondo; il calamento che utilizzeremo sarà del tipo classico, ovvero costituito da un bracciolo finale.
La pasturazione deve essere non abbondante ma continua, dobbiamo cercare di ottimizzare il più possibile gli “sganci” in modo da “tenere” e non “sfamare” il pesce. La pesca, la nostra azione, avviene a contatto del fondo; il calamento che utilizzeremo sarà del tipo classico, ovvero costituito da un bracciolo finale. A noi piace utilizzare un calamento costituito semplicemente da un piombo, una girella tripla e un finale, in questo modo abbiamo un sistema semplice che lo rende più leggero e secondo noi performante, anche per la cura degli inneschi. Il calamento è costituito da un bracciolo costituito da monofilo del diametro variabile tra uno 0,26 mm e uno 0,33 mm, tassativamente in fluorocarbon. Ottimo l’FXR di casa Colmic.
Gli ami da usare saranno quelli del n. 1 o n.1/0.
Sul nostro bracciolo andremo a collocare due ami in serie. In modo da supportare anche un innesco più corposo. Il “calamento” di per sé, come prima accennato, è semplicissimo, costituito da uno stop (ottimo anche quello in lattice posto sul nostro trave), da una perlina guidafilo, da un anti-tango dove collocheremo il nostro piombo, da una perlina salva nodo e da una girella tripla su cui agganceremo il nostro finale, che sarà di lunghezza di circa 1,5 mt.
Il nostro mulinello, di solito un 4000, sarà imbobinato con del multifibre da 20 libbre. Ottimo il nuovissimo Weper di Colmic, Collocheremo come ammortizzatore circa 8/9 mt di nylon dello 0.30 mm. Questo per “addolcire un po’ il multifibre, per meglio ammortizzare..
Le canne che utilizziamo sono ad azione di punta, di lunghezza variabile tra i 3.5 mt teleregolabili ed i 2.7 mt. Ottime le Sea Lion superior azione HH o le nuovissime Challanger ad azione Medium di Colmic.
Utilizziamo il multifibre per esaltare un po’ le delicatissime tocche dell’Orata che sono veramente alle volte impercettibili.
L’innesco del granchio può svilupparsi in varie varianti, a seconda del pesciolame presente.
Infatti sono proprio loro che ci danno indicazioni in merito all’utilizzo di un innesco o di un altro.
Essenzialmente gli inneschi si dividono in tre varianti, ovvero: l’innesco del granchio intero, l’innesco di mezzo granchio e l’innesco del granchio sgusciato
Il primo citato è da preferirsi in presenza di pesciolame aggressivo, mentre in completa assenza di esso utilizzeremo il mezzo granchio o i granchio sgusciato, inneschi questi più accattivanti. In tutti i casi la “tocca” dell’Orata si percepisce sul nostro vettino a fatica. È un pesce molto delicato, bisogna fare molta attenzione alle volte anche al movimento del filo.
In compenso una volta scoccata la ferrata il combattimento sarà davvero tremendo. L’orata è un combattente puro, che non molla mai fino alla fine.
Anzi in special modo spezziamo la lenza per il 99% delle volte a pochi metri dalla barca, quando oramai siamo certi del buon esito del combattimento.
Una volta nel capiente guadino, osservando il grande combattente in tutta la sua bellezza esaltata dalla sgargiante livrea, saremo pervasi da un tripudio di sensazioni che sono il sale vero e proprio della nostra stupenda passione.
L’orata è un pesce fantastico e insidiare questo maestoso abitante del mare è davvero un’emozione unica, un’emozione vibrante e reale che ci accompagnerà per molto, molto tempo.