L’orata è la protagonista di questo articolo. La tecnica presa in esame è il Light Drifting, ma ci focalizzeremo in particolare sull’esca impiegata
• Gian Luca Magri
La tecnica presa in esame, che noi definiamo a “lenza morta”, viene utilizzata per la maggior parte dei casi quando siamo in presenza di corrente marina ben definita. Questi significa che siamo sicuri che la nostra esca segua perfettamente la nostra pastura.
Logicamente in base alla sua intensità caricheremo la nostra lenza con piombi che, di solito, possono variare dal grammo fino ai 10 grammi al massimo.
Potenzialmente seguiamo le indicazioni utilizzate e ben spiegate per questa tecnica in interi decenni di articoli. In questi il nostro calamento è costituito essenzialmente da una perla guida filo, collocata sul trave, a seguire un’eventuale piombatura con torpille di varia grammatura. Poi una girella tripla su cui agganceremo il nostro finale. Questi avrà lunghezza variabile tra gli 1,5 ed i 2 metri di monofilo in fluorocarbon, ottimo il SECOL di casa Colmic dello 0.26 mm. Su questo collocheremo infine due ami in serie del n.1 MR42 sempre di casa Colmic o i micidaili MR 700. Possiamo eventualmente scendere di diametro con uno 0.22,5 mm ma, in questo caso, consigliamo di rinforzare con uno 0.28 mm. Ciò per stare più tranquilli considerando quelle pericolose placche di cui è fornita la bocca dell’orata.
Ma a parte gli standard del calamento la novità assoluta è l’esca.
Per questa tecnica useremo il granchio, che lasceremo fluttuare, andare tranquillo in corrente.
Questa tecnica si pratica sempre ad archetto aperto, in modo che l’esca segua sempre e comunque dietro la nostra pastura saggiamente fornita da un prezioso Sardamatic T-Tronic. Caricato con sarde e pezzi di granchio avanzato o morto
Le canne da utilizzare saranno di lunghezza di circa 4.5 mt. Ottime le nuove Sea Lion Superior MH e le nuovissime Nettuno di casa Colmic
Il nostro mulinello sarà imbobinato con del Power di casa Colmic dello 0.25 mm.
Una volta che vedremo uscire copiosamente il nostro filo dalla bobina, a seguito di allamata, con estrema calma chiuderemo innanzitutto l’archetto. A quel punto la canna si piegherà e potremo scoccare la nostra ferrata, che sarà delicata ma allo stesso tempo decisa ed implacabile.
Il combattimento sarà un combattimento fisico, scandito dalle grandi testate che solo le grandi orate sanno dare, ed incerto fino alla fine. E tutto ciò con uno dei pesci più ricercati e belli nel mondo della pesca sportiva.
Il granchio in corrente non è un’esca fino ad oggi utilizzata ma, vi garantiamo, che i risultati sono davvero ottimi. Specialmente in quelle giornate apatiche, quando pescando classicamente a fondo non si vede una “BECCATA”.
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Gian Luca Magri
Gian Luca Magri, livornese, ma residente a Piombino. Fin da piccolo si è cimentato nella pesca con canna da riva. Nel 1995 è campione italiano a squadre e nel 1996 vice campione italiano. Nel 1990 inizia a scrivere per le riviste Pescare Mare e Pescare ed Inizia a collaborare con la ditta COLMIC. E’ iscritto all’Albo dei Giornalisti dal 1995. La sua passione è la pesca dalla barca, cui si dedica completamente. Abbandonate le gare, inizia con un amico professionista il pescaturismo, per poi aprire il suo charter Fishunter. Le tecniche praticate sono tutte quelle conosciute, effettuate al massimo livello. I suoi partner oltre che alla Ditta Colmic, sono Humminbird e Sardamatic. Come charter opera su di un Rhea Marine ormeggiato al porto turistico di Marina di Salivoli a Piombino (LI) attrezzato di tutto punto.
Presente su Facebook http://www.facebook.com/fishunter.it/