In questo nuovo articolo Mattia Giovannini, alias il “Matto”, ci offre un suggerimento molto gradito. Come ottimizzare un’uscita in pesca in cerca di esche vive, adottando due tecniche contemporaneamente. Il risultato? Doppia esca, doppio bottino!
• Mattia Giovannini
“Io uso spesso per procurarmi il vivo da impiegare poi nella traina col vivo, sia i Sabiki che i Tataki. Entrambi, nel mio caso, della Yamashita. Tra le mie prede preferite infatti da usare poi quali esche per i grossi predatori ci sono alcuni esemplari di pesce azzurro, come sugarelli, alacce ed anche sgombri. Spesso però, mentre si va a recuperare questo pesce azzurro, ci si dimentica, o passa in secondo piano, il fatto che più sotto ci possano essere anche i calamari. Da qui nasce l’idea. Perchè non tentare la cattura di entrambi nello stesso momento?
Così, mentre i sabiki lavorano sulle palle di foraggio, i calamari che stanno sotto possono essere attaccati affinando la tecnica. Questo perchè un normale amo dei sabiki non sarebbe in grado di portare a galla un calamaro dalle sue profondità. Si rischierebbe di strappare.
Come fare dunque?
Abbinando al classico sabiki una totanara o un oppai, o comunque usando una qualsiasi totanara al posto dell’ultimo amo, vicino al piombo. Miracolosamente (non è vero perchè il tutto è pianificato), ci si accorgerà che in questo modo è possibile raddoppiare le catture. Oltretutto, esemplari più grandi di sgombri potrebbero anche attaccare la totanara al posto del sabiki, perchè preferiscono un’esca più grande.
Così, da un lato la cattura di alacce, sgombri e sugherelli rimane invariata, ma si aggiunge la possibilità di catturare anche i calamari. Doppie catture significa anche maggior numero di esche, oltretutto differenziate tra loro, a disposizione per praticare poi la traina con il vivo.
Vediamo ora come preparare il tutto.
Ci occorrono pinze, totanara e sabiki. La realizzazione è semplice. Cominciamo a togliere il sabiki dalla sua confezione. Normalmente troverete una indicazione che dice ad esempio “Rod side”, che è la parte che andrà fissata alla lenza, l’altra andrà verso il piombo.
Prendiamo l’ultimo amo in basso ed andiamo a collegargli la nostra totanara. Per fare ciò la fissiamo al nostro amo circle e poi, con le pinze, chiudiamo l’amo.
Il gioco è fatto!
Ah, un consiglio…, che tra l’altro può fare veramente la differenza tra una pescata e l’altra. State molto attenti al movimento della canna durante questo tipo di “doppia pesca”. Una volta passata la mangianza infatti con le classiche vibrazioni in punta della canna dovute all’attacco ai sabiki da parte di sgombri, sugarelli ed alacce, potrebbe capitarvi di sentire una soffiata che proviene dal fondo. Quasi certamente si tratta di un calamaro. E’ a questo punto che il metodo di recupero deve cambiare. Quando si sentono le “testate” del pesce azzurro si può tranquillamente recuperare ad una velocità medio/alta, mentre se si presuppone che si tratti di calamari, la velocità di recupero deve scendere molto, ed il tutto deve avvenire in modo molto graduale. Il recupero lento di un calamaro, assecondando anche i suoi tentativi di liberarsi della totanara, ci porterà a risultato sicuro!
Alla prossima….
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Mattia Giovannini
Mattia Giovannini, meglio conosciuto come “A pesca col matto”.
Romagnolo appassionato di pesca si trasferisce in Sardegna precisamente a Santa Teresa all’età di 18 anni ed è qui che trasforma la sua grande passione in un lavoro creando uno dei charter di pesca più conosciuto in Italia. Con base nello splendido Porto di Santa Teresa Gallura, porta la sua clientela nelle zone che spaziano dall’area protetta dell’Arcipelago della Maddalena, all’area protetta della Corsica, disponendo di due dei 300 permessi rilasciati dalla Corsica.
E’ specializzato in svariate tipologie di tecniche di pesca che vanno dal bolentino leggero, alla traina col vivo, e al drifting al tonno, fino alle tecniche verticali quali: tataki, sabiki e slowpitch.
Per ulteriori contatti: https://www.facebook.com/mattia.giovannini.54