Un tempo, e non parliamo di secoli ma di dieci, quindici, forse venti anni fa, la distinzione tra le tecniche che consentivano la cattura di determinati pesci era molto più netta.
• Mimmo Marfè
Con l’avanzare della duttilità dei pescatori stessi, oggi abbiamo la possibilità di andare a cercare nella stagione giusta i pesci negli ambienti più favorevoli, siano essi la spiaggia, una banchina, una scogliera, pescando a fondo ma anche con bombarda o con galleggiante.
Parliamo dell’occhiata, un pesce che in primavera compie una prima massiccia accostata verso riva e presso cui stazionerà, con movimenti dettati dallo stato del mare e da altre condizioni come stato della luna e altro, per altri sei o sette mesi.
L’occhiata appartiene alla famiglia degli Sparidi e all’ordine dei Perciformi. E qui ci fermiamo in quanto suppongo che questo tipo di informazione sia possibile reperirla on line.
La misura massima dell’occhiata è di circa 35 centimetri per un chilo di peso. Le sue dimensioni medie vanno da un etto e mezzo ai 4 etti.
La bocca è piccola, obliqua, con la mascella inferiore leggermente sporgente. E’ provvista di denti molto piccoli e appuntiti. Una slamatura ritardata spesso può provocare il taglio del filo a salpaggio già avvenuto.
Della famiglia degli sparidi l’occhiata è indubbiamente la migliore nuotatrice e tra questi, è caratterizzata, come il dentice, per la sua capacità predatoria rivolta, per l’occhiata, spesso al novellame. I suoi parenti sono pesci come i saraghi, le orate, i dentici e le mormore, molto più propensi a brevi spostamenti sul fondo che a veloci nuotate.
Di nuotare non si stanca
L’occhiata rientra senz’altro nel gruppo dei pesci pelagici, di quei pesci cioè che non conducono una vita a stretto e costante contatto col fondo marino. Ama piuttosto nuotare fra la superficie e la mezz’acqua, spostandosi in continuazione. Il suo girovagare è imposto da due sue principali esigenze: la prima è quella del predatore, alla costante ricerca di prede da cacciare.
La seconda riguarda la qualità dell’acqua, e in particolare il suo livello di ossigenazione.
L’occhiata infatti si trova a suo agio in acque mosse e ossigenate, è per questo che si incontra di preferenza dove le correnti sono più sostenute. Per questo motivo si avvicina volentieri alla costa quando i bassi fondali sono battuti dalla schiuma di una scaduta. Proprio in queste zone e in questi momenti l’occhiata è superattiva alla ricerca di piccoli pesci, ma anche di gamberetti o altre prede di vario genere.
L’occhiata si incontra vicino a riva dalla primavera all’autunno. Relativamente alle sue piccole dimensioni è un gran combattente, dotato di enorme velocità. La sua cattura con attrezzature leggere è quindi sportiva e divertentissima.
L’occhiata sarà possibile pescarla dalla spiaggia sia di giorno che di notte. Con la luce dovremo cercare condizioni di mare schiumoso, quello classico delle scadute. Inutile il lancio lunghissimo: qui serve cercarla nella fascia d’acqua più ossigenata.
Ma durante i periodi di divieto di pesca dalla spiaggia, una banchina portuale o una scogliera bassa, saranno ambienti ideali per insidiarla a galleggiante, ma anche con tecniche un po’ desuete come il doppio galleggiante. Non è surf casting? Sicuro ma non dobbiamo innamorarci delle sigle.
L’amo
Pur essendo un piccolo predatore mangia volentieri esche naturali, in primis anellidi marini ma pescando da spiaggia andranno bene anche filettini di sarda o inneschi di polpa di gambero.
A galleggiante bigattino, coreano ma anche impasti potranno regalare belle prede. Il tipo di amo che meglio si presta a questi inneschi è quello caratterizzato da un gambo medio o lungo. Quindi amo tipo Crystal, a titolo di esempio il 120 N della Gamakatsu e simili.
L’uso di corpi galleggianti nei pressi dell’amo è fondamentale pescando dalla spiaggia.
L’uso di sottili monofili in fluorocarbonio è particolarmente consigliato durante le battute diurne. In notturna anche i fluoroclear andranno bene grazie al loro minore peso specifico.
Per la pesca dalla spiaggia che si attuerà pricipalmente con mare non troppo mosso, andranno bene canne di potenza contenuta e mulinelli di media taglia.
Curiosità e varie
L’occhiata è uno dei pesci più pescati dagli sportivi del Mediterraneo. E’ presente quasi ovunque in buona quantità e si lascia prendere con diversi metodi, adatti sia a chi esce in barca che a chi preferisce lanciare coi piedi sulla terraferma.
Osservando il contenuto dello stomaco delle occhiate nei mesi autunnali, può succedere di notare una sostanza pastosa di colore nerastro. E’ composta di formiche alate che in quella stagione precipitano sulla superficie del mare. Le occhiate ne sono ghiotte.
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Mimmo Marfè
Giornalista, una vita vissuta in riva al mare. A sette anni le prime esperienze da riva con primordiali cannette in bambù, poi le prime telescopiche in fenolico. In Sardegna a fine anni 70 le prime esperienze dalla spiaggia e le prime catture mirate. La passione abbinata alla continua ricerca porta alla possibilità di poter elaborare modalità di pesca dalla spiaggia in ambito Mediterraneo. Da qui il primo libro “Surf Casting In Mediterraneo” edito come i successivi quattro dalla casa editrice Olimpia. Esperienze condivise sulle pagine del pioneristico Surf Casting Report, poi di Pesca in Mare e per decenni di Pescare Mare. L’approdo all’editoria digitale come naturale evoluzione della comunicazione con la consapevolezza che anche per me c’è sempre possibilità imparare.