La tecnologia Suzuki ha portato all’impiego di vari componenti, ognuno con la sua funzione specifica. Ci sono quelli che fanno consumare meno, ma anche quelli che permettono di ottenere maggiore potenza. Vediamoli insieme….
• Redazione
Un tempo, scalandrare (togliere la calandra) un motore fuoribordo, consentiva di entrare in contatto visivo con gran parte della componentistica interna. Alcuni motori erano veramente semplici meccanicamente. Oggi, ciò non è più possibile. Un po’ perché la tecnologia si basa sempre di più su elettronica che “va protetta” e quindi “quasi sigillata”, ma anche perché molti componenti sono inseriti nel gruppo termico, nel gambale o in punti strategici, difficilmente raggiungibili ad occhio nudo, senza qualcuno che ti illustri ciò che effettivamente c’è, ma non si vede. Ci sono componenti che aiutano ad abbattere i consumi di carburante, e ci sono quelli invece che ottimizzano il carburante immesso nelle camere di scoppio fornendo prestazioni superiori, ma anche scarichi più puliti, silenziosità, morbidezza nell’innesto marce. Andiamo a vedere cosa si nasconde dentro i fuoribordo della Casa di Hamamatsu…
Di sicuro non si vedono i collettori di aspirazione, ossia i “tunnel” in cui passa l’aria appunto “aspirata” dall’esterno durante la navigazione. Questi collettori sono a “doppio circuito”: lunghi e corti. Questo perché, a bassi regimi di giri, all’aria viene consentito di percorrere tutta la lunghezza di detti collettori mentre, agli alti regimi, la chiusura di una valvola riduce lo spazio percorribile dall’aria stessa. Pertanto, questo maggior flusso d’aria apportato aumenta la potenza dei motori. Ma l’aria, dall’esterno, arriva ai cilindri passando attraverso un circuito di aspirazione diretto, che evita l’aumento della temperatura dell’aria stessa migliorando di conseguenza la combustione.
Altra componentistica nascosta è il V.V.T., acronimo di Variable Valve Timing. Si tratta di un sistema che regola letteralmente i tempi di apertura delle valvole di aspirazione. Anticipandone l’apertura rispetto alla chiusura di quelle di scarico, si ottengono valori di coppia molto efficienti ai bassi regimi di giri, il che si traduce in planate più rapide anche con carichi importanti. E’ presente solo su alcuni motori.
Invisibile, ma presente, anche la catena di distribuzione. E’ autotensionabile attraverso un sistema idraulico, ed è costantemente a bagno d’olio, per offrire sempre la miglior resa. Altro componente “poco visibile” ma importante per le nostre orecchie è la cassa di risonanza (disponibile su alcuni modelli), cui spetta il compito, non facile, di rendere i motori silenziosi. Su alcuni modelli ci sono poi anche i doppi iniettori, che si occupano di distribuire meglio il carburante nelle camere di scoppio, nebulizzandolo e raffreddando i cilindri. Invisibile, ma punto di forza Suzuki da svariato tempo è poi l’albero di trasmissione disassato rispetto a quello motore. Ciò riduce gli ingombri sullo specchio di poppa e bilancia meglio il motore. Il primo stadio ha una riduzione di 1.20, il secondo stadio, nella scatola del cambio nel piede, di 2.08. E il Lean Burn direte voi? Bè, anche quello non si vede ma c’è, e soprattutto se ne sente la presenza quando si fa carburante. La tecnologia lavora sul rapporto stechiometrico fornendo combustione magra in virtù di un maggior apporto d’aria rispetto al carburante in determinate condizioni di navigazione, in particolare a regime di crociera.
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