Uno degli incidenti più usuali per i possessori di fuoribordo: l’urto con uno scoglio, con un fondale o con un corpo sommerso! Ma il danno, tranne casi particolarmente gravi, può essere riparabile. Vediamo come…
• Luciano Pau
Nella vita di un diportista a motore, si tratti di propulsione fuoribordo o di entrofuoribordo, capita prima o poi di dover fare i conti con l’urto accidentale con un oggetto semi-sommerso. Che si tratti di uno scoglio non visto, di un semplice fondale basso, o con un corpo galleggiante (un tronco ad esempio), poco cambia. L’entità del danno che si potrà riportare in seguito a questo urto dipenderà molto da due fattori principali: fortuna e velocità. Mentre il primo è imponderabile e ci si può solo affidare a tutti i santi che abbiamo in paradiso per limitare i danni, il secondo può essere invece determinante ai fini di ridurre i danni al minimo. Per questo motivo è sempre consigliabile, se non si conoscono perfettamente i fondali di una determinata zona, o non si dispone a bordo di un ecoscandaglio affidabile, navigare in aree con scogli a vista a bassa velocità. In caso di urto infatti il danno sarà minore. Per quanto riguarda i piedi dei motori, i danni più frequenti riguardano: abrasione contro il fondale – stortura della pinna – rottura della pinna stessa e rottura del piede.
Per il primo caso il danno è prettamente estetico e non pregiudica la navigazione. E’ comunque buona norma accertarsi che il danno si limiti a ciò, sollevando il motore dall’acqua dopo aver avvertito l’impatto o, nella peggiore delle ipotesi, immergendosi per una verifica accurata. Se non ci sono danni evidenti oltre a quello estetico una volta a terra si potrà procedere con la sistemazione del danno. Nel secondo caso, il danno è decisamente più serio e può pregiudicare il “modo di navigare” anche se, in condizioni di emergenza, potremo sempre cercare perlomeno di tornare a terra. Il terzo caso è sicuramente il più grave e pericoloso. Rompere un piede o la pinna su di uno scoglio o contro un corpo galleggiante pregiudica totalmente gli spostamenti con l’imbarcazione, e può pertanto diventare molto pericoloso per chi sta a bordo. Ci sono poi danni meno evidenti, ma non per questo meno pericolosi, come ad esempio la stortura della pinna, ed il danneggiamento degli ingranaggi interni del piede, come l’alberino dell’elica, o l’apertura di una falla che fa entrare acqua all’interno del piede stesso.
Andiamo a vedere uno dei casi più frequenti, ossia lo sfregamento di una pinna su di un fondale con conseguente piegatura della stessa e vediamo come si può intervenire, anche senza ricorrere al meccanico o per tamponare una situazione verificatasi improvvisamente
1
Quello in foto è il classico caso di un motore fuoribordo che è venuto a contatto con un basso fondale. I segni evidenti sulla vernice lasciano intendere uno sfregamento, ma la cosa che preoccupa di più è la stortura della pinna.
2
Per poter lavorare con maggiore tranquillità, dopo aver smontato l’elica, dovremo “asportare” il piede del motore dal gambale. L’operazione si svolge con l’impiego di una chiave esagonale con la quale si devono svitare prima i bulloni che fissano il gambale appunto al piede. Per poterlo disconnettere completamente dovremo successivamente scollegare il leveraggio del cambio, svuotare la scatola dell’olio in essa contenuto ed aprire la ghiera degli ingranaggi. Per concludere si dovrà sbloccare il pignone interno. Ora il piede è libero dal resto del motore.
3
Cerchiamo ora di mantenere il più fermo possibile il piede, magari usando una morsa. Trattandosi di metallo, non si può “lavorare” a freddo senza correre il rischio di romperlo. Pertanto sarà doveroso contare sull’ausilio di una fonte di calore. Se non si può usare una saldatrice professionale, si potrà sopperire con le bombolette di gas reperibili in ferramenta dotate di apposito cannello, quelle che vengono anche chiamate “lampade per saldare”. Per renderle operative basta, dopo aver montato il cannello, aprire la valvola e dargli fuoco con un accendino, regolando sempre attraverso la valvola il flusso di fiamma.
4
Più la fiamma sarà concentrata, maggiori risultati offrirà. Puntandola direttamente sull’area “piegata”, ma non limitandosi a quella, bensì allargando il suo raggio d’azione, cercheremo di portare in temperatura tutta la zona da riparare. L’area da raddrizzare, per un migliore risultato, va riscaldata su entrambi i lati.
5
Quando si comincia ad intravedere una colorazione tendente al rosso significa che il metallo è pronto per essere “battuto”. E’ il momento quindi di “raddrizzarlo”, ed il tutto deve avvenire in tempi brevi, finchè il “ferro è caldo”. Impugniamo in una mano una mazzetta (classica da muratore) e nell’altra, o facendoci aiutare da qualcuno, un martello di medie dimensioni. Con la mazzetta, posizionata dal lato opposto della parte da battere si farà da riscontro al battito del martello, che agirà sul lato opposto. Se si sta agendo correttamente si vedrà pian piano la pinna tornare nella sua posizione corretta.
6
Se la pinna risulta tornata diritta, si dovrà nuovamente scaldare l’area, finendo l’opera di ripristino, dando colpetti qua e là con martello e mazzetta al fine di completare il tutto. Ora occorrerà solo attendere che la parte si raffreddi. Prima di rimontare i pezzi smontati in precedenza, sarà il caso di riverniciare il piede. Si procederà quindi con una scartavetratura per amuovere almeno in parte la vernice vecchia, se necessario si dovrà stuccare con appositi stucchi metallici, passare un aggrappante e, successivamente, portare a compimento l’opera con la verniciatura che deve avvenire in più passaggi. Questa potrà essere effettuata usando i colori originali forniti dalla Casa Madre del motore. In assenza di ciò basterà farsi dare il riferimento colore per farlo riprodurre in una delle tante colorerie attrezzate. A completamento dovrà essere spruzzato un trasparente protettivo. Ora basterà attendere la perfetta asciugatura del tutto.
Come ultima operazione si dovrà rimontare tutto quanto smontato prima. Occhio ai paraoli e guarnizioni, parti che, quando smontate, vanno sostituite onde evitare infiltrazioni di acqua. Si rimontano gli ingranaggi, il piede al gambale provvedendo a collegare correttamente l’alberino del cambio ed infine, riempiamo d’olio nuovo il piede precedentemente svuotato, facendo attenzione a cominciare dal foro inferiore. Per farlo occorrerà lasciare le due viti (superiore ed inferiore) aperte durante il riempimento poi, quando l’olio inizierà ad uscire dalla parte superiore, questo andrà chiuso. Un’ultima pompata nel foro inferiore et voilà, il lavoro sarà completato. Se si è agito bene il fuoribordo sarà nuovamente pronto per nuove avventure.
#faidate #tecnica #nautica #piede #riparazioni #bricolage #emergenza #saperlofare #piedefuoribordo #pinna
Luciano Pau
Giornalista iscritto all’Ordine Interregionale del Lazio e Molise dal 1995, vanta un’esperienza di oltre 35 anni nel mondo della nautica e dello sport, tra cui la pesca, che segue ormai assiduamente da oltre 10 anni. Ha collaborato per vent’anni con alcune delle principali riviste del settore nautico e pesca, occupandosi di test d’imbarcazioni e di gommoni, di articoli tecnici legati alle tematiche nautiche e motoristiche in genere, di elettronica, attrezzature da pesca e seguendo eventi a livello nazionale ed internazionale. Oggi è direttore del web magazine Fishing Boat Magazine ed organizzatore di eventi.