Abbiamo già affrontato più volte il capitolo di come approcciare una pescata su relitto e abbiamo capito che il discorso è tutt’altro che facile, a partire dal posizionamento, cosa non così elementare se non si dispone del motore elettrico Minn Kota che permette di ancorare virtualmente in ogni posto, anche il più difficile.
• Fabio Storelli
E’ sempre affascinante la preparazione di una battuta di pesca su relitto perché tutto deve risultare perfetto, dalla canna al terminale, che dovranno svolgere un lavoro estremamente gravoso soprattutto se ci troveremo nella condizione di stanare qualche bella cernia o grongo di generose dimensioni.
Spesso ci si concentra sulla preparazione, sui terminali, sulla scelta del mulinello e della canna, ma si tralascia quasi sempre un argomento di fondamentale importanza: come mangia il pesce?
Nella mia esperienza di pesca su relitto ho imparato ormai a riconoscere la mangiata del grongo da quella della mostella o della murena ma, tutte le volte che la percepisco, è sempre qualcosa di estremamente emozionante.
L’unica volta in cui la “tocca” mi ha fregato è stato quando all’amo, con una discreta dose di fortuna lo ammetto, ha abboccato un astice blu di quasi 2 chilogrammi che continuava ad infilarsi nel finale fino a quando l’amo ha avvolto la parte iniziale di una chela e sono riuscito a portarlo a galla, con sorpresa e immenso stupore di tutti i presenti a bordo.
Cercando di specializzarsi poi nella ricerca di una determinata preda, si cerca di calibrare al millimetro tutta l’attrezzatura pescante riservando particolare attenzione al terminale. Poniamo l’esempio di tentare la ricerca e cattura delle mostelle, non troppo combattive ma sicuramente ottime in cucina, si cercherà di evitare che l’esca si poggi sul fondo ma che rimanga svolazzante nei pressi. Una montatura di questo genere darà sicuramente i migliori risultati in termini di cattura di questo succulento pesce dalle carni ricercate. Per avere la meglio sulla mangiata della mostella sarà indispensabile tenere la canna in mano in quanto, se pur si tratta di un pesce che solitamente aspira l’esca, capiterà spesso che prima venga mordicchiata diverse volte e, se non saremo attenti a ferrare, nel momento giusto potremmo perdere la chance della ferrata. La toccata sarà decisa con alcune trillate pesanti che faranno sollecitare il vettino della canna, quello sarà il momento di pazientare ancora qualche secondo prima di dare una ferrata decisa con relativo recupero. L’esca sarà da scegliere tra sardine, acciughe e piccoli totani, innescati anche a ciuffetti, che risulteranno decisamente invitanti verso questa specie.
Altro discorso invece per il grongo, re indiscusso della vita notturna nei relitti, che ama cibarsi di tutto quello che trova all’interno degli anfratti. Per la ricerca di questa specie non è così importante l’esca (mangia veramente di tutto) ma il terminale che andrà scelto e preparato in maniera impeccabile se non vorremo fare un inutile tiro alla fune che terminerà con la vittoria del grongo.
Il terminale dovrà essere costruito con fluorocarbon o nylon di generose dimensioni (0,90 ma anche 100 o 120) così come l’amo, anche un 8/0 se abbiamo intenzione di stanare gli esemplari più grandi. Al terminale andranno aggiunte diverse perline fluorescenti che, una volta caricate in superficie, saranno di grande aiuto nell’oscurità del relitto per attirare i predatori anche dalla distanza.
La mangiata del grongo è qualcosa di estremamente affascinante perché con un po’ di esperienza si riuscirà a sentire addirittura il pesce che ingoia l’esca a più riprese. La vetta della canna si vedrà quindi ondeggiare diverse volte in maniera estremamente dolce e di solito, dopo il terzo movimento, io ferro in maniera decisa per fare in modo che l’amo possa penetrare con decisione nella mascella che è veramente molto dura e coriacea. Particolare attenzione andrà rivolta alla frizione, che andrà totalmente chiusa in quanto se dovessimo lasciare un solo centimetro di libertà al grongo, lo stesso andrebbe subito ad afferrare una parte del relitto con la coda rendendo vano ogni tentativo di recupero in superficie. Le esche migliori? Praticamente tutte anche se la sardina resta la più ambita. Spesso utilizzo dei sugherelli freschi pescati in loco a cui tolgo coda e spina centrale per renderli più fluttuanti in corrente in modo che possano attirare l’attenzione dei predatori in zona.
Fabio Storelli
Grande appassionato di pesca dalla barca, in tutte le sue varianti, fin dalla tenera età. Negli anni si è fatto rapire dall’interesse anche verso l’elettronica di bordo, come ecoscandagli, motori elettrici e gli irrinunciabili ROV subacquei, che Fabio utilizza per scoprire i segreti di vecchi e nuovi spot di pesca. Dal 2017 è CEO di TLM Nautica, il noleggio barche in Liguria, a Santa Margherita Ligure, con cui riesce a far divertire i pescatori di tutto il mondo a bordo delle barche disponibili a noleggio, super attrezzate per la pesca.
Per ulteriori contatti: www.tlmnautica.it