Contenere i consumi non significa solo “risparmiare” monetariamente parlando, ma anche garantirsi un’autonomia di bordo maggiore
• Luciano Pau
Nei costi di una battuta di pesca spesso la componente principale è rappresentata dal carburante che, con i costi attuali alla colonnina, in particolar modo quelle che si trovano in regime di “monopolio” nei porti ove non è possibile una ben che minima concorrenza, fanno lievitare non poco i numeri ed alleggeriscono il portafoglio. E’ ovvio che il costo globale va anche rapportato al tipo di pesca che si pratica. Se ci si dedica al drifting (più statica), sicuramente si spenderà meno di benzina o gasolio rispetto a quanto si spenderà se si pratica la traina (più dinamica). Altro fattore importante è la distanza dalla costa che si cerca di raggiungere per praticare “quel tipo di pesca”. La batimetrica diventa fondamentale, e se per andare a seppie e calamari la distanza da percorrere sarà quasi sempre breve, se si punta ai grandi pelagici il discorso cambia, in considerazione del fatto che vivono a determinate profondità e quindi distanze dalla costa. Ora la domanda è: “Ma si può risparmiare sul consumo di carburante?” La risposta è ovviamente “Si!” D’altronde il principio per certi versi può essere paragonato, con tutte le eccezioni del caso, alla guida di un’autovettura. Si consuma anche in base a come si guida. Ovviamente il mare non è la strada, e la sua conformazione raramente piatta e comunque mai costante, unita al fatto che una barca deve spostare con la sua carena una quantità d’acqua che varia dal tipo di progettazione della carena stessa (planante o dislocante) mentre le gomme dell’auto girano su di una superficie senza spostare nulla, hanno un’incidenza sui consumi diversa. Però se uno ha una guida sportiva in auto quasi certamente adotterà le stesse abitudini anche quando si trova ai comandi di un’imbarcazione… La tecnologia adottata oggi sui motori, sia fuoribordo che entrobordo ed entrofuoribordo è sicuramente una “componente a favore” dei diportisti, pescatori o non. I motori vengono progettati con tra gli obiettivi primari proprio quello della riduzione dei consumi e questo, vorrei sottolinearlo, non è solo ai fini di risparmiare qualche banconota quando si fa rifornimento, ma anche sull’autonomia di bordo.
Più si consuma, più carburante occorre portarsi appresso e di conseguenza più capacità d’imbarco di carburante deve essere disponibile a bordo. Il che a sua volta si traduce in peso maggiore, che va ben distribuito onde non alterare l’assetto, ed infine anche in una spesa più importante. E’ palese che se si deve acquistare un motore nuovo oggi, indipendentemente dalla tipologia, è tutto più facile. Intelligenti centraline gestiscono la quantità di carburante da inviare nelle camere di combustione, alcuni sistemi adeguano le prestazioni ed i consumi alla tipologia di guida erogando il carburante necessario, ne’ di più ne’ di meno. Altri sistemi aiutano a “capire” quanto si sta consumendo in quel dato momento offrendo l’opportunità di adeguarsi. Poi le tecnologie possono tranquillamente chiamarsi Lean Burn, Blast, i motori possono essere dotati di sistemi di gestione del cambio ed acceleratori precisi e digitali, possono essere equipaggiati con VVT o VCT, avere sistemi di alimentazione EFI, PGM-FI, MPI, Common Rail, essere a 2Tempi o a 4Tempi, avere 4 – 6 o anche 8 cilindri, ma il succo è sempre lo stesso: alla fine consumare meno! Ma praticamente poi, dopo essere entrati in possesso del motore, come si ottiene un effettivo minor consumo? Intanto con il fare una regolare manutenzione al motore, almeno una volta l’anno prima dell’invernaggio. Controllare periodicamente i vari componenti, o perlomeno quelli più importanti, consente, come avviene su di un autoveicolo, di ottenere sempre la miglior potenza ed i consumi più bassi. Altro discorso è adottare una potenza adeguata al proprio mezzo nautico. Sotto-potenziare un’imbarcazione con un motore inadeguato significa avere meno scorta di cavalli a garanzia in caso di emergenza, ma anche essere costretti a far girare il motore sempre ai regimi di giri più alti, il che si traduce in “bevute” a volte raddoppiate rispetto ad una velocità di crociera tenuta a regimi di giri intermedi. A volte risparmiare sull’acquisto di un motore più piccolo di cilindrata può significare spendere molti più soldi in consumi complessivi di carburante. Altro fattore da tenere presente per ridurre i consumi è il carico.
Caricare bene e soprattutto distribuire bene i pesi a bordo aiuta lo scafo a produrre le massime prestazioni senza “bere” troppo. Ridurre gli attriti ad esempio per una carena planante, significa per il motore produrre meno sforzi e, di conseguenza, chiedere meno combustibile. Anche l’uso di eliche corrette favorisce un minor consumo. Sono loro infatti che traducono la potenza del motore in “propulsione” e pertanto, molto merito è anche loro. Una corretta elica, intesa con il giusto passo e diametro, con il numero di pale corretto per ciò che serve, significa ottimizzare la potenza del motore che, vedrà sfruttati al meglio i suoi sforzi, anche in questo caso chiedendo meno in cambio. E’ bene invece imparare ad usare il trim, per regolare al meglio l’assetto del motore e far lavorare l’elica nelle migliori condizioni. Pochi ci pensano, ma anche una carena sporca fa consumare di più. Uno scafo per troppo tempo in acqua senza le debite protezioni può creare la proliferazione di micro-organismi sulla carena, il che rallenta le prestazioni, aumenta gli attriti e, in pratica, ci fa consumare di più. Provate a fare un test con una barca appena varata e poi riprovate lo stesso test dopo che lo scafo è stato in acqua per un po’ di tempo e vi accorgerete da soli di quali siano le differenze prestazionali e di consumo. Abbiamo detto prima, in apertura, che anche lo stile di guida influisce fortemente sui consumi. Andare a “manetta” sempre, comporta consumi esuberanti, oltre che dar vita ad una navigazione spesso scomoda e poco sicura sia per chi guida che in particolar modo per l’equipaggio. Pertanto cerchiamo l’andatura ideale (spesso noi usiamo il termine “velocità di crociera”), ossia quella velocità che permette di navigare tranquilli e rilassati, e stessa cosa dicasi per i motori, che lavorano su regimi di giri medi o medio/alti, favorendo il risparmio di combustibile. Poi per carità, qualche “sgasata” per divertirsi ci può stare… Scegliete poi la rotta più idonea e non quella più corta. Mi spiego meglio. Con mare mosso è inutile puntare dritto alla meta mettendosi tutte le onde in prua piena. Sarà il modo migliore per rompersi le ossa e per consumare tantissimo a forza di aprire e chiudere il gas. Meglio magari scegliere una rotta un po’ più lunga ma che ci metta per esempio le onde al mascone, o navigare a zig-zag. Si percorrerà qualche miglio in più ma si navigherà meglio e si consumerà di meno. Per il momento è tutto, ma tornerò quanto prima sull’argomento, esaminando singolarmente i vari punti.