Ecco, uno strappo violento segnala che il nostro artificiale è nella sua bocca. Un tonno di trenta e più chili è in grado di squassare attrezzi e braccia come nessun altro pesce.
• Mimmo Marfè
Da un po’ di anni, a intervalli stagionali la cui cadenza risulta abbastanza regolare, i tonni si presentano verso la zona al largo del delta del Po a caccia di sardoni, alici, sardine ed altro pesce azzurro con la speranza che non spariscano proprio con l’apertura annuale di giugno/luglio come accade da queste parti da vari anni.
Si inizia con la solita scrupolosa cura, quasi maniacale, sia nella preparazione del fisherman che di tutta l’attrezzatura di bordo consapevoli che quando si parte per una avventura di pesca in mare, specie in pieno inverno, può accadere di tutto. Si è consapevoli dell’adrenalina ma anche della fatica che lo spinning al tunnide nella mangianza può offrire, prevedendo ovviamente un rigoroso Catch and Release.
Si imbobinano nuovi trecciati, si verificano gli avvolgimenti, i nodi, si selezionano i fluorcarbon e le girelle, scegliendo con oculatezza gli artificiali più somiglianti ai pesci foraggio verosimilmente presenti: tra questi vanno scelti minnow, stickbaits, popper e qualche jig nelle colorazioni sardina, rosa, bianco, argento e oro, ben sapendo che alla fine i colori che nell’occasione funzioneranno si limiteranno ad un paio. Poi non può mancare qualche catturante esca siliconica. Insomma, non si lascia nulla, ma assolutamente nulla, al caso.
Come usare i siliconici
Per la connessione tra finale ed esca siliconica di buone dimensioni e peso, si fissa il finale ad un solid ring con una impiombatura senza nodi, al quale si fisserà un assist hook libero e uno split ring connesso ad un normalissimo amo da siliconici che servirà solo per fissare l’esca. Il lavoro duro lo faranno il solid e l’assist hook. Nel caso di testine piombate consigliamo una connessione diretta senza nodi ma con impiombatura, con o senza split ring.
A differenza delle giornate soleggiate di primavera, dove i tonni si raggruppano in mangianze più numerose e con maggiore aggressività, la stagione fredda riserva in alto Adriatico giornate grigie, foschia e nebbia. Generalmente si può riscontrare una presenza di branchi molto più ridotti e una grande sospettosità da parte dei tonni che, in termini di pesca, si traduce in minore aggressività e di conseguenza minore disponibilità all’abboccata.
Per quanto riguarda l’attrezzatura si è optato per due tipi di canne con diverse grammature di lancio: una offhore stick lure da 170 grammi (6-7 PE) da usare con stickbait o popper fino a 100 grammi, l’altra una offhore stick lure da 130 grammi da usare con stickbait o teste piombate con gomma da 30 a 60 grammi.
Per i mulinelli tra i più utilizzati segnaliamo i PENN TRQ9, con treccia da 80 lbs insieme ai dedicati a marchio Daiwa e Shimano.
Tipologia di canne
Avremo bisogno di leve abbastanza lunghe per poter forzare i pesci durante le potenti fughe. Inoltre queste dovranno essere in grado di gestire la loro mole e quando sotto la murata si produrranno in incontrollabili evoluzioni durante le quali la capacità ammortizzante della canna sarà fondamentale. La frizione del mulinello dovrà essere necessariamente abbastanza serrata e quindi tutto si scaricherà sul calamento e sugli ami: di conseguenza un po’ di elasticità spesso sarà determinante.
I tonni catturati a spinning la maggior parte delle volte arrivano a murata con una notevole vitalità residua, condizione quasi irrinunciabile per l’animale in caso di catch and release. Una canna piuttosto lunga consentirà una gestione ottimale anche del filo nel caso si presentassero ripartenze sotto lo scafo o verso il motore. Ci orienteremo verso canne in alto modulo dal profilo conico, più adatte nella gestione di artificiali di varie gamme e dimensioni ma che grazie al lavoro ben ripartito conservano però la necessaria potenza per contrastare, forzare e pompare i nostri tonni.
Le lenze
Abbiamo già accennato al fatto che sulle bobine dei mulinelli sono utilizzati dei fili trecciati con carichi medi intorno alle 80 libbre, ossia circa 35 chili. Per quanto riguarda invece i finali vengono utilizzati fili in fluorocarbonio del diametro intorno allo 0,70.
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Mimmo Marfè
Giornalista, una vita vissuta in riva al mare. A sette anni le prime esperienze da riva con primordiali cannette in bambù, poi le prime telescopiche in fenolico. In Sardegna a fine anni 70 le prime esperienze dalla spiaggia e le prime catture mirate. La passione abbinata alla continua ricerca porta alla possibilità di poter elaborare modalità di pesca dalla spiaggia in ambito Mediterraneo. Da qui il primo libro “Surf Casting In Mediterraneo” edito come i successivi quattro dalla casa editrice Olimpia. Esperienze condivise sulle pagine del pioneristico Surf Casting Report, poi di Pesca in Mare e per decenni di Pescare Mare. L’approdo all’editoria digitale come naturale evoluzione della comunicazione con la consapevolezza che anche per me c’è sempre possibilità imparare.