Con questo articolo cercheremo di capire e fornire una base generale su come riuscire a portare le esche in profondità….. Per ottenere questo dobbiamo fare i conti con diversi fattori esterni; vediamo assieme metodi e accorgimenti per affrontare al meglio la traina.
• Maurizio Pastacaldi
L’affondamento
Tutti siamo a conoscenza che i pesci non vivono in un unico strato di mare come potrebbe essere la superficie; nuotano, inseguono, stazionano, cacciano…
Questo è sicuramente dovuto a fattori esterni come la presenza di pesce foraggio, temperatura dell’acqua, marea, agenti meteorologici. A questo punto starà a noi andare a trovare i predatori in ogni fascia marina ed a far lavorare le esche nel posto che lo scandaglio ci suggerisce…
Profondità, conformazione del fondale, termoclino, sono sicuramente dati fondamentali per il successo. Una lettura accurata del display, ci può dare la possibilità di capire dove potrebbero essere le prede e in particolare dove calare l’esca viva.
Se l’imbarcazione mantiene la canonica velocità di traina e le condizioni meteomarine sono favorevoli, è possibile far scendere le esche con ogni metodo d’affondamento. Quando però i citati parametri non combaciano, specialmente nella ricerca di prede di fondale, la scelta del metodo d’affondamento si restringe a solo due elementi: l’intramontabile piombo guardiano e l’innovativo affondatore a palla “downrigger”.
Per ben capire questo argomento dobbiamo partire dal suddetto termoclino… cosa è???
Il termoclino
Per esaminare il punto preciso dove calare le nostre esche dobbiamo avere a bordo un buon scandaglio che oltre a mostrarci il fondale determini la posizione del “termoclino”. Da anni se ne sente parlare ma non tutti sono a conoscenza di questo elemento della natura, quindi, vediamo assieme cos’è in particolare e come riconoscerlo. Il Mar Mediterraneo è legato alle stagioni dell’anno, vediamone assieme le caratteristiche principali. L’inverno solitamente in Italia è piuttosto freddo, oltre a limitare le uscite ai pescatori, permette di fare catture d’esemplari di taglia soprattutto se insidiati in profondità. Con il passare dei mesi ci avviciniamo alla primavera. I venti tiepidi riescono a far appressare alle coste acque ossigenate e ricche di plancton. I pesci escono quindi da uno stadio di anabolismo e catabolismo invernale rallentato e iniziano lo stadio di frenesia alimentare. In questo periodo però dobbiamo fare anche i conti con il particolare momento della riproduzione e soprattutto della loro lunaticità nell’alimentazione. Estate: ora invece, il mare si è stabilizzato e l’acqua calda staziona verso l’alto mentre sul fondale si deposita uno strato profondo d’acqua fredda. Le brezze estive provocano spesso correnti fresche in superficie che fanno scendere l’acqua calda verso la zona fredda dando così luogo a un limite di confine detta appunto “termoclino”. Il termoclino è la fascia d’acqua dove stazionano solitamente i pesci foraggio e di conseguenza dove vanno a predare i grandi pelagici. In autunno infine, con l’abbassarsi della temperatura, arriva l’ennesima inversione delle acque. Il clima ed i venti raffreddano la superficie e tutto questo scombussolamento fa cambiare nuovamente la condotta dei pesci e il termoclino automaticamente scompare.