La Lampuga, o capone come la si voglia chiamare, vive in branchi abbastanza numerosi e si avvicina alle nostre coste nei periodi estivi per rimanerci alle volte fino a Dicembre, a seconda dell’estrosità del meteo.
• Gian Luca Magri
Pesce dalle carni molto delicate e bianchissime non disdegna, data la sua grande voracità, una buona e continua pasturazione costituita essenzialmente da piccoli pezzetti di sarda pazientemente triturati e filati in mare ad intervalli. Questa logorante ma indispensabile funzione può essere omessa utilizzando uno dei nuovissimi macchinari di elevata qualità come il Sardamatic che non di poco aiuta in questa tecnica. Una volta impostato, ci solleva totalmente da questo incarico in modo tale da poterci totalmente occupare di quella che è l’azione di pesca vera e propria.
La battuta
Ritrovo presso il marina di Salivoli alle 6,30 del mattino dove il nostro accessoriatissimo Rhea 730 ci sta aspettando, freemente di partire alla volta di una nuova avventura. La direzione è Ovest, verso punta Falcone, dove sappiamo d’incontrare un buon numero di lampughe di taglia discreta, variabile tra 1 ed i 3 kg. di peso. Giunti sul luogo prescelto, scandagliamo con il nostro potente Humminbird Solix e fermiamo la barca presso un punto dove la profondità varia tra i 29 ed i 32 mt. Accertata la direzione e l’intensità della corrente grazie alla funzione “traccia”, filiamo la nostra ancora. Il cielo discretamente terso non promette nulla di buono, ma dentro di noi qualcosa ci dice d stare tranquilli, che il divertimento è assicurato. La presenza di una leggera corrente marina ci induce ad utilizzare il galleggiante. Importantissimo in questa tecnica è il capire a cosa serve il galleggiante, ovvero perché lo utilizzeremo e quando. L’unica funzione che il galleggiante ha è quella di trasportare, far transitare la nostra esca alla profondità voluta e lo utilizzeremo solo in presenza di poca corrente: il perchè è facilmente intuibile. Se non lo utilizzassimo infatti, la nostra esca scenderebbe tranquillamente verso il fondo non trasportata da alcuna corrente, rendendosi così inoffensiva per pesci che cacciano a mezz’acqua. Il galleggiante a noi più congeniale si è dimostrato essere quello scorrevole a pera rovesciata di portata 30gr. Non importa che esso sia perfettamente o maniacalmente tarato, la sua funzione è di solo trasporto. Comunque collocheremo sul calamento una torpilla di 4/5 gr per compattare il tutto. Abbiamo montato n. 3 canne ad azione semi parabolica di lunghezza 4,5 mt armate con mulinelli medio piccoli, a loro volta imbobinati con del buon 0,25mm, con il galleggiante, tarando però le nostre lenze a tre diverse profondità, in modo tale da capire a che profondità è più conveniente e redditizio pescare, e in particolare dove le nostre lampughe stanno cacciando. Il calamento è discretamente semplice, ed è costituito dal galleggiante scorrevole montato sul nostro trave dello 0,25 mm, a seguire una torpilla di 4/5 grammi, una perlina salva nodo e la girella del n. 18, rigorosamente tripla e priva di moschettone.
Ad essa agganciamo il nostro finale; in questo caso, data la nostra grande sportività, costituito da del buon fluorocarbon dello 0,20mm, logicamente rinforzato apicalmente con 7/8 cm di robusto 0,28mm o dello 0,30 mm, anch’essi in fluorocarbon, sui quali collochiamo i due ami in serie del n.1. Il nodo di giunzione finale/spezzone può essere il sempre e valido Blod, magari compattato da una goccia di Loctite 406. La lunghezza del finale sarà intorno ai 2,5 mt. Logicamente se la taglia dei pesci presenti andrà ad aumentare e, come diciamo noi piombinesi, non saranno troppo “schizzinosi” si potrà passare a finali costituiti con dello 0,23mm o dello 0,26mm.
Logicamente a monte del galleggiante monteremo una perlina scorri filo che andrà a battuta con lo stop posto sul trave alla profondità voluta.
Iniziamo subito con una discreta pasturazione in modo da attaccare, impostando a “tutta forza”, il nostro Sardamatic, poi riduciamo mantenendo un ritmo abbastanza sostenuto fino ai primi combattimenti, senza mai fermarsi, senza eccedere.
Sui 28 mt di profondità del fondo abbiamo calato le tre canne tarate rispettivamente: la prima a 20 mt, la seconda a circa 15 mt e la terza intorno agli 8 metri.
In questo modo abbiamo abbracciato le tre fasce e siamo perfettamente in grado di essere presenti su tutti i livelli. Non sono trascorsi nemmeno 5 minuti che un bel branchetto di lampugotte si è fatto vivo attaccando la pastura. Importantissimo in queste prime fasi di combattimento è togliere le altre canne dall’acqua, i repentini cambi di direzione della lampuga possono infatti creare notevoli intrecci e conseguenti perdite di tempo e di branco. Appena guadinata la prima l’abbiamo legata, passandogli del cordino dalle branchie e subito rimessa in acqua. In tal modo il branco rimarrà nei pressi della barca a tiro delle nostre lenze. Prontamente ho tolto profondità alle altre due canne e ricalato, immediatamente dando vita a due bei combattimenti. Dopo circa mezz’ora di pesca avevamo a bordo 8 belle lampughe… Mi raccomando di curare l’innesco, che dovrà essere compatto e non abbondante. Spesso si utilizzano come innesco due piccoli bocconcini di sarda sui due ami, oppure un pezzetto di filetto di sarda anche se, quasi sempre, l’innesco più utilizzato e veloce è quello del tronco di sarda privata di testa e coda. La Lampuga ha delle carni veramente squisite, ottime da gustare nei più svariati modi, tranne che alla brace. Ottima a nostro avviso è lessa, condita con due gocce di limone ed un filo d’olio. Consiglio appena pescata di dissanguarla togliendole le branchie in modo tale da rendere le carni ancor più bianche. In conclusione la Lampuga è da considerarsi un Jolly per il light drifting, un vero asso nella manica in grado di regalarci momenti veramente indimenticabili.